Macerata

Omicidio Cameyi, processo da rifare. Il fratello: «Una delusione, non abbiamo più speranza di avere giustizia»

La Corte ha disposto la trasmissione degli atti all’Ufficio del Gip per fissare una nuova udienza preliminare. Poco prima erano state ammesse le costituzioni di parte civile dei familiari di Cameyi e dell’associazione Penelope Marche

MACERATA – L’avviso di fissazione dell’udienza preliminare è nullo, il processo è da rifare. Lo sfogo di Jisan, fratello 20enne di Cameyi Moshammet: «Per noi è una delusione, non abbiamo più speranza di avere giustizia». Si è conclusa dopo appena un’ora la prima udienza del processo in Corte d’Assise a Macerata a carico di Monir Kazi, il bengalese 32enne accusato di aver ucciso l’ex fidanzatina 15enne Cameyi a maggio del 2010.

L’avvocato Marco Zallocco

La Corte – presieduta dal giudice Andrea Belli, a latere Daniela Bellesi – ha disposto la trasmissione degli atti all’Ufficio del Gip per fissare una nuova udienza preliminare. La questione era stata sollevata dal difensore d’ufficio dell’imputato, l’avvocato Marco Zallocco, subito dopo l’ammissione delle parti civili: la mamma di Cameyi, Fatema Begum, e i fratelli Jisan, Asik e Sajid con l’avvocato Luca Sartini e l’associazione Penelope Marche con l’avvocato Marco Vannini. L’avvocato Zallocco ha evidenziato la circostanza che il suo assistito non sarebbe a conoscenza del procedimento a suo carico, «Ne abbiamo la assoluta certezza – ha puntualizzato – dal momento che l’avvocato Roberto Marini di Ancona, presso il quale il mio assistito aveva eletto domicilio all’epoca (2010), non era più riuscito a contattarlo e tutte le notifiche sono state inviate al collega».

All’esito della camera di consiglio nel corso della quale i giudici hanno visionato gli atti prodotti dal pubblico ministero Rosanna Buccini, la Corte ha accertato che nel 2019 Kazi ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini attraverso l’ambasciata italiana in Bangladesh. Il giovane, però, non aveva nominato un nuovo avvocato e tutte le notifiche successive erano state notificate al legale di Ancona che nel frattempo aveva rinunciato al mandato e non all’avvocato d’ufficio, per questo motivo la Corte ha dichiarato nullo l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare e ha disposto la restituzione degli atti all’Ufficio del Gip per una nuova fissazione dell’udienza preliminare.

All’uscita dal Palazzo di giustizia lo sfogo di uno dei fratelli di Cameyi, Jisan: «Per noi è una delusione, perché ogni anno è così. Non abbiamo più speranza di avere giustizia, perché ogni anno rimandano, non vale più la pena. Secondo noi bisognava indagare di più quando mia sorella è scomparsa. Se all’inizio avessero fatto meglio le indagini si sarebbe scoperto prima quello che era successo. Non dovevano permettere che scappasse. Ormai non ci speriamo più, non c’è più nulla da fare». Poco distante da lui, il legale Luca Sartini: «Speriamo che finite queste formalità si inizi finalmente il vero processo. Ci presenteremo qui, probabilmente sarà un processo in contumacia ma speriamo che alla fine, dopo anni, venga fatta giustizia».

Gli avvocati di parte civile, da sx Marco Vannini e Luca Sartini