MONTECASSIANO – Omicidio di Rosina Carsetti, per tre ore il nipote risponde alle domande del pm e accusa il nonno: «Mamma mi ha detto che era stato lui a uccidere nonna». Ma per tutto l’esame si contraddice, lascia spazio a dubbi, inciampa nelle ricostruzioni, poi arriva la pausa, mezz’ora, il 21enne si confronta con i propri legali, il processo riprende, inizia il controesame e ci ripensa: «Sono stati tutti e due, mia madre e mio nonno». Il suo avvocato Valentina Romagnoli che lo interroga col collega Andrea Netti seduto accanto gli chiede: «Lei ha fornito differenti versioni perché voleva coprire sua madre e suo nonno?», «Sì». Quella di oggi è stata l’udienza più attesa del processo in corso in Corte d’Assise a Macerata a carico del 21enne Enea Simonetti, della madre Arianna Orazi e del nonno Enrico Orazi accusati di aver ucciso la familiare di 78 anni la sera della vigilia di Natale del 2020 nella loro villetta di Montecassiano. Oggi infatti i tre imputati avrebbero potuto rendere l’esame e dare la loro versione dei fatti, alla fine solo il nipote ha deciso di sottoporsi a interrogatorio (la mamma Arianna Orazi e il nonno Enrico Orazi si sono invece riservati di rilasciare dichiarazioni spontanee nel corso del processo) e così per oltre tre ore ha risposto alle domande del pubblico ministero Vincenzo Carusi.
Enea ha iniziato parlando dei suoi rapporti con la nonna Rosina e ha riferito che erano stati normali fino all’estate del 2020, poi sarebbero nate delle discussioni per i lavori che i familiari avevano deciso di fare nella villetta, lavori che stando alla versione del nipote erano stati voluti da tutti, ma che in corso d’opera non erano stati graditi dalla nonna. Gli amici di Rosina avevano dichiarato che la 78enne si lamentava spesso del nipote accusandolo di farle dei dispetti, ma lui ha negato: «Non è vero, non ho mai avuto discussioni con lei. Dopo l’estate non so perché nonna si arrabbiava con me, ce l’aveva con me a prescindere». Al che il pm ha evidenziato la prima discrepanza: «Ma sei i rapporti erano buoni perché dal 5 febbraio avete iniziato a registrare i colloqui e le discussioni con Rosina?». «Mamma – ha spiegato Enea – mi diceva di registrare, per farle sentire a qualcuno». «A qualcuno, in che senso? A uno psichiatra?», «Sì perché diceva cose senza motivo, tipo che voleva dare fuoco a casa, che non ce la faceva più».
Tra gli argomenti affrontati anche il giardino tanto amato da Rosina, l’anziana si era lamentata con le amiche dicendo che da quando la figlia e il nipote si erano trasferiti a casa sua gliel’avevano distrutto. Enea ha invece detto che diversi alberi erano stati tolti perché erano secchi o malati, ma nelle intercettazioni nessuno aveva parlato mai di malattie di alberi. Le spiegazioni del 21enne a quelli che per la Procura erano stati maltrattamenti e vessazioni nei confronti della 78enne sono proseguite. Sulle auto tolte a Rosina il nipote ha detto che nel 2016 la nonna aveva una Clio «poi le abbiamo comprato una Fiesta, ma degli amici ci avevano detto che vedevano in giro nonna che andava troppo forte e faceva qualche incidente così abbiamo venduto la Fiesta e preso una Panda». Proprio sugli incidenti Enea è inciampato più volte annoverando tra questi un’uscita da un parcheggio in cui Rosina avrebbe toccato un’auto in sosta, un tamponamento in cui però era stata l’anziana ad essere tamponata e l’ultimo mentre con la Panda tornava dal ristorante: «Aveva bevuto un pochetto – ha raccontato Enea –, ha invaso la corsia opposta e ha fatto un semi-frontale a Vallecascia. Quando è tornata a casa si vedeva che aveva bevuto del vino, era alterata, rossa in faccia». Alla domanda del presidente della Corte d’Assise Andrea Belli sull’ammontare del danno, Enea ha spiegato «cento euro di danno all’altra macchina e cento euro alla Panda».
Poi si è arrivati al giorno del delitto: Enea ha raccontato che una volta tornato a casa dopo essere stato un’ora e mezza fermo in auto nel parcheggio del supermercato aveva trovato mamma e nonno legati, il nonno gli aveva parlato di “un incidente” e con la mamma avevano deciso di simulare la rapina. «Scusi ma lei vede sua nonna morta e non chiede chi è stato? Come è morta?», ha incalzato il pm. «No, avevo capito che era successo qualcosa tra loro», ha risposto secco Enea. Poi a gennaio la madre gli avrebbe detto che era stato il nonno. «Non ho chiesto i dettagli della storia perché non li volevo sapere. Mi hanno tirato in mezzo». Enea ha poi riferito che la madre la sera della vigilia di Natale gli aveva chiesto di andare a Macerata per vedere se c’era qualche annuncio di vendita di case. «C’era la zona rossa non si poteva uscire dal comune di residenza, sua madre di solito le consigliava di violare le norme?», ha chiesto il pm. «Sì. C’erano tanti che lo facevano». «Ma voi stavate cercando casa e intanto facevate i lavori in quella di Montecassiano?» «Sì. Volevamo vendere quella e andare a Macerata», «Ma come vendevate se i suoi nonni avevano l’usufrutto?», «L’avevamo detto ai nonni, ma non era una cosa che si doveva fare al momento, non era urgente l’acquisto», «E sua mamma la manda il 24 di dicembre in pieno lockdown, tra l’altro al buio perché alle 18 è buio, a guardare in un quartiere di Macerata gli annunci di casa». «Non lo so. Non ci sono andato. Tornato a casa avrei detto che non c’era niente di nuovo», «Quindi le avrebbe detto una bugia», «Quando torno a casa non è che mi fa l’inquisizione, non è che le dovevo dare tutte queste spiegazioni».
L’interrogatorio (e le contraddizioni) sono proseguite. Poi alle 14 la pausa. Mezz’ora. I legali ed Enea parlano, si confrontano, alle 14.30 il processo riprende con il controesame e il colpo di scena: Enea risponde alle domande dell’avvocato e accusa mamma e nonno dell’omicidio, un’improvvisa resipiscenza, quella del 21enne, che ha spiazzato tutti. «Mamma mi ha raccontato che sono andati sopra, hanno preso una coperta e gliel’hanno messa addosso, mio nonno l’ha afferrata col braccio e mamma era davanti e l’ha presa con un braccio. Poi si sono accordati tra di loro per simulare la rapina. La coperta era beige e mamma l’ha messa nella cuccia del cane e poi l’ha buttata via. Ho fornito differenti versioni per coprire nonno ma soprattutto mia madre. Mamma mi suggestionava, mi faceva pressione e nei giorni successivi mi ha detto che le colpe sarebbero ricadute su di me se non avessi sostenuto la versione della rapina». Enea ha poi aggiunto che la sera, prima del delitto, la madre gli avrebbe detto «Esci, passa un po’ di tempo fuori casa». La causa dell’omicidio? «Tutte le tensioni dentro casa, non era più vivibile. Era successo così per l’ennesimo litigio. Mi hanno detto che è stata una cosa così improvvisa, per le sigarette, perché nonna fumava dentro casa, mamma aveva l’asma e non respirava. Fino a un quarto d’ora fa ho cercato di fare il possibile. Fino all’ultimo li ho coperti».