MONTECASSIANO – A distanza di più di un anno dalla sentenza di primo grado, è stata fissata l’udienza d’Appello per l’omicidio di Rosina Carsetti, la 78enne uccisa in casa il pomeriggio della vigilia di Natale del 2020 (in pieno lockdown). Il processo dinanzi ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Ancona sarà celebrato il prossimo 13 marzo. A impugnare la sentenza dei giudici della Corte d’Assise di Macerata sono stati sia il sostituto procuratore Vincenzo Carusi sia i difensori di Enea Simonetti, gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli.
I tre parenti conviventi di Rosina Carsetti, il marito Enrico Orazi, oggi quasi 82enne, la figlia Arianna, 51enne e il nipote Enea Simonetti, oggi 23enne, erano tutti accusati in concorso di omicidio volontario e maltrattamenti nei confronti dell’anziana e di simulazione di reato (oltre ad altri reati contestati a vario titolo).
Per l’accusa figlia e nipote avevano pianificato l’omicidio di Rosina avvenuto per strozzamento e soffocamento con il concorso anche dell’anziano coniuge. Il delitto sarebbe avvenuto in un contesto di maltrattamenti a cui tutti e tre, marito, figlia e nipote avrebbero sottoposto Rosina costringendola a una coabitazione umiliante e penosa fatta di ingiurie, minacce, percosse e aggressioni fisiche, atti di dispetto e danneggiamenti volontari del mobilio domestico oltre a soprusi di ogni genere. Poi, dal giorno del delitto tutti e tre, Arianna, Enea ed Enrico avrebbero inventato la storia che ad uccidere Rosina era stato un rapinatore e per renderla credibile Arianna e il padre Enrico si erano legati mani e piedi infilandosi un calzino in bocca, mentre Enea era rimasto un’ora fuori nel parcheggio del supermercato vicino casa.
Dopo aver fornito differenti versioni, in aula, Enea accusò la madre e il nonno dell’omicidio della nonna, invece fu lui, il 15 dicembre 2022, l’unico condannato dalla Corte per l’omicidio dell’anziana con la pena dell’ergastolo per omicidio volontario (senza premeditazione). Fu riconosciuto colpevole anche di simulazione di reato, unico reato per il quale la madre e il nonno sono stati condannati a due anni, mentre tutti sono stati assolti dall’accusa di maltrattamenti e dagli altri reati contestati.
Lette le motivazioni (740 pagine) il pubblico ministero ha presentato appello, per la Procura anche la figlia di Rosina, Arianna, ha partecipato all’omicidio della madre e tutti e tre i parenti conviventi avrebbero posto in essere condotte maltrattanti nei confronti dell’anziana. I difensori di Enea, invece, hanno impugnato la sentenza di primo grado ritenendo che non sia stato Enea ad uccidere la nonna. Arianna Orazi è difesa dall’avvocato Olindo Dionisi, Enrico Orazi dall’avvocato Barbara Vecchioli.