CAMERINO – Otto incendi appiccati in sette giorni tra Camerino, Castelraimondo e Gagliole, in manette il piromane, si tratta di un elettricista 33enne di Pioraco di origine straniera. «Una persona lucida e imprevedibile», lo hanno definito questa mattina in conferenza stampa i militari che giovedì sera lo hanno arrestato dopo che aveva tentato di dare fuoco al pronto soccorso dell’ospedale di Macerata spalmando il gel igienizzante per le mani sui cavi del quadro elettrico.
L’individuazione del piromane
L’indagine è stata denominata “Cigno nero”, dalla teoria sviluppata dal matematico Nassim Nicholas Taleb per spiegare l’imprevedibilità di particolari eventi rari e carichi di conseguenze. Perché imprevedibile è stata l’azione del giovane che individuato dopo quattro giorni aveva prima negato poi confessato parzialmente, l’indomani aveva aggiustato il tiro confessando anche gli altri roghi e in quella circostanza aveva chiesto aiuto al comandante della Compagnia di Camerino, il capitano Roberto Nicola Cara, salvo poi, il giorno dopo, tornare ad appiccare il fuoco, confessare, chiedere nuovamente aiuto e, portato in ospedale, appiccare l’ennesimo incendio. «La principale difficoltà dal punto di vista investigativo – ha infatti spiegato in conferenza il comandante provinciale, colonnello Nicola Candido – è stata l’imprevedibilità di quest’uomo che ha agito in maniera anomala e inaspettata. Da parte del comandante della Compagnia e dei suoi stretti collaboratori c’è stato un impegno importante, non si sono risparmiati un attimo».
Il piromane in azione
L’intensa attività di indagine che ha visto impegnati i carabinieri della Compagnia di Camerino notte e giorno, 24 ore su 24, per sette giorni, era partita nel pomeriggio del 28 maggio, quando alle ore 16.30 circa, in un cantiere edile a Castelraimondo venivano dati alle fiamme un furgone cassonato e un camion a rimorchio, dal quale alcuni operai stavano scaricando dei pannelli per la coibentazione di un immobile in costruzione in via Ugo Betti. Solo il tempestivo intervento degli operai presenti nel cantiere ha permesso di scongiurare il propagarsi delle fiamme alle vicine abitazioni e al materiale pericoloso accantonato nel cantiere. «Nessuno degli operai presenti – ha spiegato il capitano Cara – lo aveva visto materialmente accendere il fuoco ma il 33enne dopo aver innescato l’incendio si è prodigato per spegnerlo». Dopo poco più di 24 ore, alle ore 1.30 circa del 30 maggio, venivano dati alle fiamme due carrelli elevatori e un gruppo elettrogeno che erano in un’officina meccanica di Gagliole in località Piani di Potenza, danno stimato circa 40.000 euro. Il terzo rogo è stato appiccato alle ore 00.30 del 31 maggio nella stessa l’officina di Gagliole, dove il piromane ha appiccato ben cinque diversi focolai utilizzando un acceleratore chimico danneggiando un lavaggio auto, un muletto, un motore ausiliario per betoniere e parte della struttura che ospita l’officina. In questo caso i danni sono ancora in via di quantificazione. «Inizialmente – ha aggiunto il capitano Cara – avevamo pensato a un atto compiuto per un senso di rivalsa nei confronti del titolare della ditta perché lì erano stati ricoverati i mezzi dati alle fiamme al cantiere di Castelraimondo». Circa un’ora dopo il piromane è tornato proprio nel cantiere di via Ugo Betti che si trova a pochi chilometri di distanza dall’officina, questa volta ad andare a fuoco sono stati dei pannelli isolanti. Il materiale dato alle fiamme ha causato ingentissimi danni alla struttura della palazzina in costruzione (circa 80.000 euro) e solo l’intervento dei vigili del fuoco che avevano precedentemente domato l’incendio divampato nell’officina ha scongiurato danni ben più gravi. «Vicino ai pannelli c’erano otto bombole di gpl da 35 litri ciascuna, se le fiamme fossero arrivate alle bombole la deflagrazione avrebbe causato un disastro», ha continuato il capitano.
Alle ore 22.30 circa del 1° giugno, gli obiettivi sono diventati un pub di Camerino, l’Enjoy e l’attiguo negozio di animali “Amici a quattro zampe”, entrambi collocati al piano terra di una palazzina di quattro piani, dove hanno sede una casa di riposo per anziani e plurimi appartamenti abitati da famiglie e studenti universitari. Quella sera il 33enne è entrato nel pub, ha consumato un cocktail al bancone, è andato in bagno, ha appiccato il fuoco, ha chiuso a chiave la porta e si è allontanato portando con sé la chiave. Ha percorso una ventina di metri e, utilizzando del liquido infiammabile, ha dato fuoco a una pila di bancali in legno posti davanti al negozio di animali. È stato quest’ultimo rogo a incastrarlo. Di fronte al negozio infatti c’era una telecamera che lo aveva ripreso nella sua azione incendiaria, il giovane non ha fatto in tempo a tornare a Pioraco che i carabinieri gli sono piombati in casa. Lo hanno perquisito, in tasca aveva ancora la chiave del bagno del pub e aveva provato a disfarsene ma senza riuscirci. Il 33enne prima ha negato, poi, assistito dall’avvocato Giovanna Sartori, ha confessato, ma solo i due roghi di Camerino. Sembrava pentito, al capitano Cara aveva anche chiesto aiuto: «Capitano lei mi deve aiutare, non riesco a controllarmi», aveva detto all’ufficiale. Il giorno seguente, il giovane è tornato in caserma con il legale e ha confessato anche gli incendi precedenti.
Chi è il piromane
«Lo conosco da quando era piccolo – ha raccontato il comandante della Stazione di Pioraco, il luogotenente Claudio Fabbrizio –. È un perito elettronico specializzato, parla cinque lingue, è incensurato, in passato non ha mai avuto problemi con la giustizia. Ma non è uno sprovveduto, ha agito con lucidità». È stato proprio grazie a questo rapporto di conoscenza pregresso con il luogotenente che ha svolto un prezioso ruolo di mediatore che il giovane, nei momenti di consapevolezza di ciò che aveva fatto, ha confessato. Ma non è bastato. Alle ore 14.15 del 3 giugno è arrivata l’ennesima segnalazione di un tentato incendio, questa volta all’interno dei bagni dell’area di servizio “2R” in località Carbone del comune di Camerino. Il 33enne è andato a lavare l’auto poi è entrato in bagno e usando una bottiglia di alcol etilico trovato lì dentro ha appiccato il settimo incendio. A quel punto una scena già vista: i carabinieri si ripresentano alla sua abitazione, lui nega, poi confessa, chiede di essere aiutato e dichiara di volersi sottoporre a un trattamento sanitario volontario. Nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno viene portato al pronto soccorso dell’ospedale di Camerino, i carabinieri aspettano fuori, lui viene visitato da una psichiatra ma quando il medico si allontana momentaneamente il 33enne in pochi secondi riesce a manomettere il quadro elettrico e spalmando il gel igienizzante sui cavi crea un contatto e provoca un principio di incendio. A quel punto viene bloccato e ammanettato. Ora è agli arresti domiciliari al reparto di Psichiatria dell’ospedale di Macerata. «È costantemente piantonato – ha concluso il capitano Cara – non può essere lasciato solo neanche un momento». Quale è stato il fattore scatenante di questa scia di incendi? «Non lo sappiamo – ha affermato il colonnello Candido –. Probabilmente un grave disagio, un forte stress, ma quale tipo di stress sia stato dovrà essere appurato nelle sedi opportune».