MORROVALLE – «Si è deciso di chiudere i teatri mentre questa estate si sono lasciate aperte le discoteche, quando nel primo caso penso si sarebbe potuto garantire maggiormente un distanziamento sociale grazie ai posti a sedere; alcune scelte del Governo credo abbiano fatto passare il nostro settore come inutile». La “provocazione” la lancia l’artista 34enne di Morrovalle (Mc) Piero Romitelli. Paroliere e autore di brani per tantissimi big del panorama della musica italiana, racconta la sua attività in questi mesi contrassegnati dal Covid-19 con l’augurio di “salire”, probabilmente a marzo, sul palco dell’Ariston di Sanremo dato che tra le 300 candidature c’è anche un suo brano.
«Il 17 dicembre Amadeus dovrebbe svelare i nomi dei protagonisti e le novità relative al Festival della canzone italiana che quest’anno, causa Covid e salvo ulteriori modifiche, dovrebbe andare in scena a marzo e non più a febbraio – racconta Romitelli -. Lo stesso Amadeus infatti ha sottolineato che un Festival senza pubblico non sarebbe lo stesso quindi cercheremo di capire cosa accadrà nei prossimi mesi a livello sanitario ed emergenziale. Tra le circa 300 canzoni in gara c’è anche un mio brano quindi incrociamo le dita e vediamo cosa accadrà».
«In questi mesi di pandemia per me, dal punto di vista lavorativo, non è cambiato molto perché ho quasi sempre lavorato da remoto dato che vivo a Morrovalle mentre la discografia italiana si trova a Milano – ha continuato l’artista 34enne -. Chiaro che è mancato un po’ quel contatto umano con l’artista che è importante, in alcuni momenti del progetto, avere».
In questi mesi come il Covid ha cambiato il tuo settore? «La questione più grave di questo settore non è tanto l’aspetto artistico quanto il voler “monetizzare” la figura dell’autore – ha spiegato Romitelli -. Parlo a titolo personale e credo che lo streaming, in tutto il mondo, umili un po’ la figura del compositore che invece vive di live e di concerti. In estate si è deciso di aprire le discoteche e successivamente si sono lasciati chiusi i teatri quando magari in quest’ultimo caso si sarebbe potuto garantire il distanziamento sociale dato che ci sono dei posti a sedere. Parlo in tal senso per il settore della musica ma per l’arte più in generale; credo che le scelte del Governo abbiano fatto passare il nostro mondo come inutile non considerando le tante persone che lavorano dietro a uno spettacolo o a un concerto che non sono solo gli artisti ma anche tutto il mondo dei tecnici, truccatori e molti altri».
In tutto ciò però c’è anche una nota positiva. «Forse è brutto dirlo ma credo che il virus, a livello creativo, “porterà beneficio” perché gli artisti sono costretti a stare in casa e se sei a casa prendi in mano la chitarra e interpreti, pensi e scrivi, suoni il pianoforte e componi – ha concluso Romitelli -. Tra un anno credo che vedremo delle idee belle uscire nel mondo dell’arte ma chiaro che c’è bisogno di investimenti e risorse importanti per fare poi un disco e organizzare un tour».