MACERATA – Hanno deciso di patteggiare la pena e di chiudere così il procedimento a loro carico, due coniugi di 51 e 48 anni di origine marocchina accusati di maltrattamenti nei confronti della figlia all’epoca dei fatti minorenne. Ieri mattina 20 settembre nel corso dell’udienza preliminare dinanzi al gup del Tribunale di Macerata Giovanni Maria Manzoni e al pubblico ministero Enrico Riccioni, la coppia, tramite il proprio legale, l’avvocato Laura Mariani, ha formalizzato il patteggiamento a un anno e quattro mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena. Ma per ottenere la sospensione, entrambi dovranno partecipare a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero di soggetti maltrattanti.
I fatti finiti al centro del procedimento risalgono al periodo compreso tra il 2018 e il 2022 e sarebbero avvenuti in un comune dell’entroterra maceratese. Era stata la figlia, all’epoca 17enne ad accusare i genitori, lo aveva fatto a scuola raccontando di presunte vessazioni psicologiche e fisiche che era stata costretta a subire. Il caso fu segnalato in Procura e diede il via a un’indagine per fare luce su quanto avvenuto, in base a quanto ricostruito i genitori, con minacce e violenze fisiche avrebbero portato la giovane a compiere gesti autolesionistici e a mostrare intenzioni suicide.
A 13 anni le avrebbero vietato di uscire e di usare i social permettendole solo di andare a scuola. Un giorno, per un tatuaggio (temporaneo) sullo sterno, il padre l’avrebbe presa a pugni in faccia, un’altra volta le avrebbe dato uno schiaffo perché si era sciolta i capelli mentre a casa avevano ospitato delle persone. Furono numerosi gli episodi raccontati all’epoca dalla giovanissima, che riferì anche di aver accettato di mettere il velo per avere come premio un telefono senza Sim per giocarci, quando l’anno successivo chiese di poter togliere il velo i genitori l’avrebbero minacciata di non mandarla più a scuola. In un’occasione avrebbe chiesto al padre di poter uscire con le compagne di scuola e lui le avrebbe risposto: «Ti seppellirei viva». Una volta diventata maggiorenne, però la figlia avrebbe riallacciato i rapporti con i genitori e ieri si è chiuso anche il procedimento penale a loro carico.