MACERATA – Approfittando della buona fede della moglie l’avrebbe indotta a contrarre finanziamenti e mutui per una somma complessiva di circa 1,3 milioni di euro per poi dismettere i pagamenti per le parti di sua competenza. Così facendo l’avrebbe esposta a gravosi debiti. Ma non solo.
Per l’accusa, avrebbe anche perseguitato la moglie con messaggi sul telefono, su Internet e via Pec, per intimidirla e denigrarla, generandole timore e costringendola a cambiare le abitudini di vita. Poi, una volta separatosi dalla donna, non avrebbe versato i contributi al mantenimento dei figli.
Queste condotte avvenute tra i 2010 e il 2018, sono costate a un commercialista cinquantenne che vive in un paese dell’entroterra maceratese le accuse di maltrattamenti in famiglia, stalking e violazione degli obblighi di assistenza familiare. E per questi reati l’uomo ieri (1 luglio) è stato rinviato a giudizio dal gup Giovanni Manzoni. Il giudice ha invece emesso sentenza di non luogo a procedere per il reato di maltrattamenti nei confronti dei figli (contestato dal pm Rosanna Buccini, titolare del fascicolo).
L’avvocato Patrizia Palmieri che difende l’imputato respinge gli addebiti: «Per quanto riguarda i maltrattamenti sarebbero consistiti, per l’accusa, nel far firmare alla moglie mutui e finanziamenti. Per quanto riguarda il mantenimento dei figli c’era stato un accordo al momento della separazione che il mio cliente ha rispettato – ha aggiunto il legale -, mentre per l’accusa di stalking, il mio cliente ha inviato messaggi che riguardavano i figli».
La ormai ex moglie del commercialista si è costituita parte civile con l’avvocato Riccardo Callea. Il processo a carico del professionista si aprirà a dicembre davanti al giudice monocratico Barbara Cortegiano.