MACERATA – Si erano visti per la prima volta su un sito di incontri, lui docente universitario marchigiano, lei badante di origine ucraina che prima di venire in Italia aveva insegnato in una scuola nel suo Paese di origine. Lui si sarebbe detto senza vincoli, “libero di amare”, lei, 55 anni, vedova e senza rapporti in essere con altri uomini avevano iniziato a conoscersi. Tramite messaggi, prima su Whatsapp poi su Skype, avrebbero iniziato una sorta di relazione a distanza, fatta di pensieri, propositi, sogni e realtà. Ma anche di sesso. Secondo la versione della donna lui le avrebbe inviato proprie foto intime, forse anche dei video, e avrebbero continuato a conoscersi, sempre a distanza, sempre in modo virtuale. Fino al 25 maggio del 2018 quando lui l’avrebbe raggiunta a Bologna.
Era stato il loro primo incontro di persona e anche l’ultimo. Una volta tornato a casa lui avrebbe iniziato a diradare i messaggi, l’avrebbe cercata sempre meno, fino a sparire. A quel punto la storia avrebbe preso una piega inaspettata. La donna, non capendo il motivo di quell’allontanamento, avrebbe cercato di contattarlo per avere delle spiegazioni, ma la richiesta di chiarimenti sarebbe presto degenerata: lei avrebbe scoperto che in realtà il professore aveva una relazione stabile e avrebbe iniziato a inviare centinaia di messaggi – oltre 300 avrebbe ricostruito di lì a poco la Procura – a lui con tanto di foto allegate e una fitta corrispondenza sarebbe poi intercorsa anche con la compagna di lui poi diventata ex. Alla fine la 55enne avrebbe minacciato di far sapere tutto ai familiari di lui e all’Università.
Dopo la minaccia il docente aveva deciso di denunciare i fatti. Alla donna furono sequestrati il computer e il telefono cellulare e i fatti finirono all’attenzione del pubblico ministero Rosanna Buccini che al termine degli accertamenti contestò alla donna il reato di stalking: da giugno del 2018 al 25 gennaio del 2019 avrebbe inviato oltre 300 messaggi al docente e una 50ina di foto all’allora compagna di lui. Chiuse le indagini, tramite il proprio legale, l’avvocato Luca Monti del foro di Bologna, la donna chiese di essere interrogata per dare la propria versione dei fatti, e ai carabinieri spiegò il motivo di tutti quei messaggi: dopo che con il docente si era instaurata una relazione seppur virtuale, seppur a distanza ma pur sempre una relazione, aveva il diritto di ricevere delle risposte.
Oggi la vicenda è finita all’attenzione del gup Claudio Bonifazi del Tribunale di Macerata e del pubblico ministero Margherita Brunelli. Il giudice ha disposto il rinvio a giudizio della donna, il processo a suo carico si aprirà il 18 ottobre del prossimo anno. «La signora si sente la vera vittima di questo procedimento – ha commentato l’avvocato Luca Monti – e spera di poter dimostrare che il suo comportamento è stato giustificato e si augura che venga ristabilita la verità». Il docente è parte civile con l’avvocato Damiano De Minicis.