PORTO POTENZA PICENA – Una settimana di protesta davanti alla sede del Santo Stefano. Hanno cominciato ieri, e andranno avanti fino a venerdì, i rappresentanti del gruppo Cobas-Santo Stefano che si sono mobilitati «per rivendicare il nostro diritto di libertà sindacale e per protestare contro l’immobilismo di Regione Marche, Cgil Cisl e Uil che, da mesi, portano avanti una commedia che è solo funzionale agli interessi del gruppo Kos Care – spiegano i rappresentanti sindacali -. La decisione della direzione di Kos Care di non riconoscere le agibilità sindacali al Cobas -Santo Stefano evidenzia una seria questione di democrazia interna».
Una protesta che segue quella delle scorse settimane quando più volte Cobas-Santo Stefano ha lamentato di non essere riconosciuto come organismo sindacale e, in quanto tale, invitato ai tavoli di trattativa con l’azienda, nonostante rappresenti circa il 40% tra infermieri e operatori socio-sanitari che lavorano nella struttura riabilitativa di Porto Potenza Picena. «Il sindacato da cui farci rappresentare lo scegliamo noi – aggiungono dal Cobas-Santo Stefano -. Inoltre ribadiamo che è inaccettabile che gli stipendi dei lavoratori siano fermi al 2007 e che gli stipendi delle persone assunte dopo il 2013, siano inferiori del 20% rispetto agli altri».
Il sindacato torna anche a ribadire la necessità di stabilizzare i precari. «Siamo contrari al ritorno in grande stile del precariato di massa imposto da Kos Care. I lavoratori devono essere stabilizzati – concludono i rappresentanti -. I turni di servizio imposti da Kos Care ad ottobre (nel silenzio delle istituzioni) diminuiscono l’assistenza ai pazienti e peggiorano la qualità della vita dei lavoratori. Alla luce di quanto sopra, il balletto che viene portato avanti da mesi dalla giunta Acquaroli, Cgil Cisl e Uil, fatto di promesse e rinvii è qualcosa di totalmente irrispettoso nei confronti dei lavoratori».