Macerata

Porto Recanati, la lite per un risotto finisce in tribunale. Cliente condannato

All'uscita dal ristorante aveva postato su Facebook una recensione al vetriolo con tanto di insulti nei confronti dei titolari del locale. Finito sotto processo per diffamazione, oggi la sentenza

Il tribunale di Macerata

PORTO RECANATI – Per il cliente il risotto arriva tardi, paga il conto, esce e si sfoga su Facebook: «…mai trovati dei cog… così in tutta la mia carriera nella ristorazione. Indecente! Persone miserabili e per nulla professionali», e poi «Vediamo se almeno i cog… del locale si scusano». Quarantottenne originario di Padova condannato al pagamento di 600 euro di multa, di 2.000 euro di danni morali al ristoratore costituito parte civile, oltre alle spese legali. È quanto deciso oggi dal giudice del Tribunale di Macerata Francesca Preziosi, il pubblico ministero Francesca D’Arienzo aveva chiesto la condanna a sei mesi di reclusione, pena sospesa.

La vicenda risale all’8 settembre del 2016 quando l’uomo entrò in un ristorante di Porto Recanati per pranzare. Dopo essersi accomodato ordinò subito: un risotto di mare e per secondo un filetto di rombo. Quel giorno il locale era quasi al completo, la titolare prese l’ordine e lo comunicò in cucina poi l’inimmaginabile.

Dopo essersi lamentato per un presunto ritardo nella somministrazione del risotto, il cliente si alzò per pagare, uscì e dopo aver fotografato lo scontrino lo pubblicò su Facebook con tanto di tag del ristorante scrivendo: «Follia del giorno: ordino un risotto alle 13.10. alle 13.46 mi viene servito e poco prima chiedo di fermare il secondo perché non avrei avuto tempo al ché si presenta la titolare presumo che in modo per nulla educato sostiene che lo avrei comunque pagato. Nessun problema signora, faccia così: mi alzo pago e vado via così vi mangiate, offerto da me, pure il risotto», con tanto di insulti e parolacce a seguire. Con il tag, la notifica arrivò anche alla titolare che in questo modo lesse il post, le lamentele e gli insulti. Il passo successivo fu la denuncia per diffamazione. La titolare in querela diede anche la propria versione dei fatti: non usando cibi precotti il risotto era stato servito in una 20ina di minuti, quando il cliente disse di non voler più il secondo, il pesce era già in cottura proprio per evitare lungaggini, così il cliente era stato invitato a consumare oppure a pagare comunque l’intera ordinazione. A quel punto, secondo la versione della parte offesa, il cliente avrebbe dato in escandescenze rifiutando anche il primo, per poi pagare, uscire e fare il post diffamatorio.