PORTO RECANATI – Morì dopo un mese dall’incidente stradale, l’amico alla guida è stato condannato a due anni, due mesi e 20 giorni. La difesa: «Non c’è il nesso di causalità tra l’incidente e la morte. La vittima aveva uno stato di salute già compromesso, è morto a seguito di una compromissione multiorgano. Oltretutto il giudice ha condannato il nostro assistito per un’aggravante che non gli veniva contestata e che non c’è, leggeremo le motivazioni e faremo appello». Una delle parti civili: «I parenti non sono stati ancora risarciti».
L’incidente avvenne il 13 ottobre 2021 in via dell’Industria, a Porto Recanati. Erano le 15 quando una Fiat Multipla condotta da un 29enne romeno residente a Recanati finì contro un muretto. Nell’impatto rimase gravemente ferito il passeggero, un 39enne pakistano residente a Corridonia che fu trasportato all’ospedale di Torrette in gravissime condizioni e dove morì il 10 novembre successivo. Nel corso delle indagini emerse che il romeno procedeva a 74 km/h in un tratto dove il limite era 50. I suoi difensori, gli avvocati Cristina Marangoni ed Olindo Dionisi, avevano chiesto di procedere con rito abbreviato condizionato a un’ulteriore perizia, ma i periti del giudice conclusero ritenendo che la morte fosse stata conseguenza dell’incidente.
Oggi la discussione: il gup Daniela Bellesi ha condannato l’imputato a due anni, due mesi e 20 giorni con sospensione della patente per due anni e due mesi, prevedendo provvisionali per tutti i parenti parti civili con gli avvocati Massimo Cesca (e assistiti dalla società Studio3A-Valore spa per il risarcimento danni) e Jacopo Allegri. «Faremo appello – ha annunciato l’avvocato Dionisi – il giudice ha ritenuto sussistente l’aggravante della velocità superiore al limite consentito, valido nei centri urbani ma l’incidente è avvenuto fuori dal centro. A nostro avviso poi manca il nesso di causalità».