MACERATA – Rischio di infiltrazioni mafiose nella ricostruzione, oggi pomeriggio in prefettura a Macerata si è svolto un summit per concordare e intensificare i controlli nei cantieri. Al tavolo di lavoro presieduto dal prefetto Isabella Fusiello hanno preso parte il prefetto Paolo Canaparo, direttore della Struttura per la prevenzione antimafia del Ministero dell’Interno, il senatore Guido Castelli, commissario straordinario per la ricostruzione, il direttore della Dia generale Michele Carbone e Stefano Delfini direttore del Servizio analisi criminale. Con loro i rappresentanti delle forze dell’ordine: il questore Luigi Silipo, i comandanti provinciali di carabinieri e guardia di finanza, i colonnelli Nicola Candido e Ferdinando Falco, e i rappresentanti di altri enti tra cui il direttore generale Ast Marco Ricci e Lucia Isolani direttrice dello Spsal.
«La riunione è molto importante – ha puntualizzato il prefetto Canaparo –. La volontà è quella di intensificare gli accessi ispettivi nei cantieri garantendo la celerità dei lavori ma comunque la legalità contro le infiltrazioni mafiose ma anche a tutela della sicurezza nei cantieri e dei lavoratori. Questa è la priorità e incontri come questi sono utili per fare squadra, mettere a sistema competenze e professionalità e per condividere iniziative poi da svolgere sui territori. Nelle Marche – ha aggiunto Canaparo – ci sarà grandissima attenzione e una grandissima collaborazione con tutti gli attori istituzionali, innanzitutto con il commissario per la ricostruzione col quale stiamo avviando iniziative specifiche anche per condividere il patrimonio informativo in modo da poter agire più efficacemente in sede di controllo. Al momento non c’è nessun allarme di infiltrazione mafiosa ma l’attenzione dev’essere sempre alta».
«Con il prefetto Canaparo – ha spiegato il senatore Castelli – abbiamo deciso di fare delle visite localmente in tutte le prefetture del territorio per mettere a punto nella maniera più efficace tutto il set di dispositivi che la legge mette in campo per poter arginare ogni rischio anche solo teorico di infiltrazione mafiosa o comunque criminale. È il momento di utilizzare tutti gli strumenti perché la ricostruzione ha segnato un cambio di passo e questo è il momento in cui dovremo registrare un afflusso di imprese che potenzialmente possono arrivare da tutte le parti d’Italia. Il meccanismo è rodato, funziona, lo vogliamo ulteriormente implementare e siamo qui proprio per condividere con i professionisti della sicurezza pubblica tutto ciò che è necessario per far sì che i nostri territori siano ricostruiti bene, tempestivamente ma anche in totale e assoluta sicurezza».
Il commissario per la ricostruzione ha poi ricordato la piattaforma Genesis, una piattaforma di raccolta di tutti i dati della ricostruzione privata «che – ha puntualizzato – condivideremo anche con la Direzione antimafia oltre che con il Ministero degli Interni e anche con le forze di polizia. Siamo qui per condividere in una logica di interoperabilità che rappresenta la premessa per poter agire tempestivamente ed efficacemente». Sulla ricostruzione Castelli ha ricordato che «nel 2023 abbiamo registrato il record delle liquidazioni fatte in favore delle imprese che lavorano nel cantiere del sisma: un miliardo e trecento milioni. Nel 2024 speriamo di confermare e anzi accelerare ulteriormente. Sappiamo che esistono delle criticità che riguardano soprattutto i paesi più devastati ma per il resto il meccanismo è rodato, se non ci saranno ulteriori difficoltà o contingenze esterne possiamo riconoscere a tutti coloro i quali hanno subito l’offesa del terremoto il diritto alla ricostruzione».
«La Direzione investigativa antimafia – ha spiegato il direttore della Dia Carbone – ha il compito di svolgere la funzione di prevenzione antimafia. La ricostruzione è oggetto di fondi pubblici, le mafie e in generale la criminalità organizzata segue i soldi e lo scopo di questo incontro è definire i controlli che devono essere fatti sia a monte sia a valle. A monte per quanto riguarda le interdittive antimafia e quindi impedire a ditte non solo del territorio ma soprattutto che vengono dal resto d’Italia di essere aggiudicatarie di appalti pubblici. Poi occorre fare i controlli sui cantieri per fotografare e verificare la reale situazione non solo di prevenzione antimafia ma anche a tutela delle maestranze, del lavoro nero e della sicurezza sul luogo di lavoro. Man mano che i fondi saranno messi a disposizione occorre accelerare i controlli senza andare ad incidere sui tempi dei lavori che devono andare avanti indipendentemente dalle procedure di prevenzione».
«Neanche un euro deve finire nelle mani sbagliate – ha precisato Delfini –. Questi sono territori sicuri, dove non c’è radicata una presenza della criminalità organizzata ma proprio per questo l’attenzione dev’essere massima e noi garantiamo con i nostri specialisti delle quattro forze di polizia la massima attenzione per prevenire ogni possibile infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico locale. La mafia si è fatta impresa, ha dei propri professionisti estremamente preparati e riesce con i proventi della criminalità a riciclare. Ha grandi disponibilità di liquidità e proprio per questo per noi è fondamentale riuscire a verificare che ogni soggetto che partecipa ad appalti e che ottiene erogazioni pubbliche non abbia nessun condizionamento da parte della criminalità organizzata. Ci saranno altri incontri sul territorio, è fondamentale fare rete contro la criminalità organizzata».