Macerata

Recanati, Adolfo Guzzini si racconta in un libro: «Ho visto la luce. Ma avrei fatto l’astronauta»

L'ex patron della iGuzzini: «Il primo ricordo della luce? Il passaggio del fronte, sulla Nazionale di Recanati. Eravamo in terrazzo, poi saltò Ponte Nuovo. Ho sempre amato viaggiare, continuo a farlo. Il mio sogno? Illuminare l'altro lato della luna»

Adolfo Guzzini
Adolfo Guzzini (per sua gentile concessione)

RECANATI – Un libro sull’incredibile impresa di Adolfo Guzzini, classe ‘41, marchigiano di Recanati, ex patron della iGuzzini illuminazione, che ha davvero portato la luce da Recanati al resto del mondo. Il volume, dal titolo Ho visto la luce (edito da Baldini+Castoldi) sarà presentato oggi (1° ottobre), alle 18, all’Auditorium iGuzzini di Recanati.

L’imprenditore recanatese Adolfo Guzzini (foto per sua gentile concessione)

Adolfo Guzzini, com’è nata l’idea di un libro?
«È la storia della mia vita. Ho girato il mondo e in parte lo faccio ancora. Ho conosciuto i continenti e ho creato i distributori in tutti i Paesi occidentali, europei e orientali fino in Australia e in Nuova Zelanda. Ho sempre voluto conoscere gente e culture diverse».

A chi dedica questo volume?
«Alla mia famiglia, ma anche a tutti i collaboratori e i dipendenti della iGuzzini. Ai recanatesi e non solo, perché ormai l’azienda che ho guidato ha avuto una storia di grande sviluppo internazionale».

Lei ha il merito di aver portato la luce da Recanati a tutto il mondo: qual è il primo ricordo che ha della luce?
«La luce, purtroppo, mi ricorda il passaggio del fronte. Quando avevo 3-4 anni, c’è stato il passaggio del fronte lungo la Strada Nazionale che conduceva a Recanati. Eravamo corichi sulla terrazza: potevamo vedere il passaggio del fronte, ricordo quando è saltato il Ponte Nuovo e ne è anta poi un’altra strada, con una curva ad angolo. Abbiamo avuto dei polacchi in ritirata che si sono accampati sul nostro capannone dormendo per terra».

Adolfo Guzzini (foto per sua gentile concessione)

Se non avesse fatto l’imprenditore, cosa avrebbe voluto fare?
«L’astronauta».

Perché?
«Primo perché amo viaggiare e secondo, beh, per scoprire l’altra faccia della luna e per poterla illuminare. Ho sempre detto che avrei voluto illuminare l’altra faccia della luna. Guardi che non è difficile (ride, ndr): basta mettere uno specchio».

Lei ha da sempre messo al centro della sua vita (privata e professionale) la sua città…
«Sì, amo questo territorio. Le Marche hanno dato i natali a Gioacchino Rossini, Beniamino Gigli e Raffaello Sanzio. Loro sono i grandi maestri che ci hanno obbligato alla cultura del bello che illumina il mondo. I più grandi architetti volevo incontrarli nella mia azienda, a Recanati. Volevo far conoscere fino in fondo le nostre possibilità di realizzare prodotti specifici e volevo anche che capissero le ragioni della crescita e dello sviluppo della nostra azienda».

E dei giovani di oggi, cosa pensa?
«Che vivono un periodo storico in cui possono incorrere in grosse difficoltà sul fronte dell’occupazione e del lavoro. Bisogna che guardino avanti, che siano coraggiosi. Che si impegnino nel cercare le proprie attitudini. Ognuno di noi deve poter sviluppare con intelligenza reale le attività a cui si è orientati per il piacere di poterlo fare, per vivere in uno stato di crescita continua».

La copertina del libro

Adolfo Guzzini, cosa la lega a Renzo Piano?
«Ci siamo conosciuti per sviluppare il progetto del Lingotto di Torino. È  stato colui che ha sviluppato molti progetti. Gli abbiamo sottoposto i nostri prodotti, i nostri sistemi di illuminazione. Il Lingotto è illuminato sul piano terra con dei pannelli quadrati da una lampada speciale attaccata che si inclinava e si apriva a fiore».

Lei ha saputo essere un visionario: come vede il mondo dell’industria marchigiana fra dieci anni?
«I marchigiani sono grandi lavoratori e i giovani cresciuti nelle famiglie imprenditoriali riescono a inserirsi e a procedere all’innovazione continua. Fondamentali non sono solo la cultura e i prodotti del passato, ma anche e soprattutto quelli di oggi, in linea con le tendenze generali per illuminare gli spazi. La luce bisogna saperla gestire, pensando da una parte alle grandi e bellissime architetture e dall’alta ai grandi e preziosi monumenti o alle pitture. Un’illuminazione morbida fa risaltare l’architettura. È una bellezza aggiuntiva che noi per primi abbiamo portato sia a Recanati sia a Parigi, Londra e in tanti musei in giro per il mondo».

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