RECANATI – Una 15enne che vive con la famiglia all’Hotel House di Porto Recanati scappa di casa, dorme in un parco e il mattino dopo viene raggiunta da madre e fratello davanti a un istituto scolastico di Recanati, quando sale sull’auto delle assistenti sociali scoppia il caos.
Il fatto è avvenuto giovedì scorso. In base a quanto ricostruito dagli investigatori il pomeriggio precedente la 15enne, dopo un’accesa discussione con la madre che, a dire della minore, l’aveva picchiata e offesa più volte, era scappata di casa. Aveva trascorso la notte in un parco e giovedì mattina aveva incontrato due amiche con le quali aveva deciso di fare un giro a Recanati. Lì però le minori erano state fermate da due ragazzi, uno di questi aveva strappato il cellulare dalle mani della 15enne che voleva chiamare il 112, e a quel punto erano scappate all’interno di un istituto scolastico poco distante. Lì avevano chiesto aiuto, sul posto erano intervenuti i carabinieri e le assistenti sociali. Poco dopo però anche la mamma e il fratello della 15enne hanno raggiunto l’istituto.
Quando la minore è salita sull’auto delle assistenti sociali è scoppiato il caos: la madre prima si sarebbe messa davanti all’auto, poi si sarebbe buttata sul cofano, un carabiniere, che era intervenuto per allontanarla, era stato aggredito dal figlio di lei con spintoni e con un pugno in faccia.
Mentre i carabinieri lo stavano arrestando la madre si sarebbe frapposta per cercare di impedire l’arresto, poi avrebbe finto uno svenimento ma tenendo ben stretto il cellulare tra le mani. Alla fine madre e figlio erano stati riportati alla calma. La donna è stata denunciata a piede libero, il figlio 20enne, nato in Italia ma di origine straniera, è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate.
Su disposizione del pubblico ministero di turno, Enrico Barbieri, era finito ai domiciliari. Ieri è stato condotto in Tribunale a Macerata per la convalida dell’arresto e il conseguente giudizio direttissimo. Il 20enne ha chiesto scusa per quello che ha fatto poi, tramite l’avvocato Caterina Ficiarà, ha patteggiato con il pubblico ministero Francesca D’Arienzo un anno di reclusione, convertita in pena pecuniaria. Dovrà pagare 3.600 euro in 20 rate. Poi è tornato in libertà.