Macerata

Riapre il corso di Camerino. Il sindaco: «Uno spartiacque tra quello che non è stato e quello che dobbiamo fare»

A quattro anni dal sisma, la città ritrova una delle sue vie principali. Saranno tolte le transenne da corso Vittorio Emanuele, anche se attorno rimangono aperte tante ferite

Camerino, corso Vittorio Emanuele

CAMERINO – «Siamo pronti a scaraventare via quella transenna che sembra quasi un simbolo di violenza all’amore e all’attaccamento delle persone a questa città». È felice ed emozionato il sindaco Sandro Sborgia nel raccontare la riapertura di corso Vittorio Emanuele II, la via principale del centro, che oggi, alle 15.30, tornerà fruibile ai cittadini dopo oltre quattro anni dal terremoto.

«Sono emozionato perché questo passo ha tanti significati – aggiunge Sborgia -. Per prima cosa cominciamo a restituire Camerino alle persone, non solo a chi ci abitava prima, ma anche a chi l’aveva conosciuta di passaggio e a chi non ha mai avuto la possibilità di arrivare a vedere com’è stata, ma potrà vedere quella che è, ed immaginare quella che dovrà tornare a essere. Lo facciamo per le nuove generazioni, quelle che stanno pagando il prezzo più alto in questa vicenda, perché stanno crescendo nelle Sae e spesso non conoscono cosa è stata la loro città, ma devono cominciare a riacquistare quella confidenza con alcuni luoghi in modo che scatti in loro anche il desiderio di farli tornare a vivere».

Il sindaco di Camerino, Sandro Sborgia

Oltre ai pensieri positivi, però, c’è anche un po’ di amarezza nel pensare a chi quei luoghi non ha fatto in tempo a rivederli. «Questa riapertura sarà dedicata anche a chi non c’è più e non è riuscito a rivedere la città aperta – conclude il sindaco – ma, magari avendo la casa agibile aveva sperato di poterci tornare, e non è stato così. Questo è il nostro rammarico: di non aver fatto in tempo. Quello di domani sarà un momento carico di tanti significati, tanto meravigliosi, quanto amari e segna lo spartiacque tra quello che non è stato e quello che dobbiamo fare e che faremo. Un segnale di speranza, di fiducia nel futuro e nella condizione che, quando le cose si vogliono fare, si fanno, ma c’è bisogno della volontà di tutti».

Attorno a corso Vittorio Emanuele riaperto, però, il sisma continuerà a mostrare ancora le tante ferite rimaste aperte a Camerino, «una città segnata, ammaccata, incerottata – conclude Sborgia -, ma avremo la consapevolezza di quello che è stato il terremoto, consapevolezza che ci dovrà indurre a dire facciamo presto, muoviamoci, abbandoniamo certe logiche che rallentano e cerchiamo di essere veloci, perché tanto più lo saremo, tanto più la città e il tessuto sociale continueranno a vivere. Se perderemo tempo, invece, vorrà dire che avremo la responsabilità delle conseguenze negative dello spopolamento e dell’abbandono delle nostre terre».