SAN SEVERINO – Colpito alla testa con una spranga di ferro, poi calci e pugni. La violenza del branco nei confronti di un 19enne era scattata per un debito di droga, circa 50 euro non pagati. Due giovani settempedani di 19 e 25 anni sono finiti agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, per un 20enne albanese di un comune limitrofo è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria due volte al giorno e il divieto di ritorno a San Severino per tre anni.
La violenza era avvenuta sabato 28 agosto. Erano circa le 19.30 quando alla centrale operativa della Compagnia di Tolentino erano arrivate le segnalazioni di alcuni cittadini che avevano assistito al pestaggio di un giovanissimo in località Castello: alcuni giovani, radunatisi in branco, avevano avvicinato un coetaneo e lo avevano picchiato selvaggiamente, solo l’intervento di alcuni passanti aveva interrotto la violenza. Dopo la segnalazione, sul posto si erano precipitati i militari della Stazione di San Severino insieme alle pattuglie dell’Aliquota Radiomobile e delle Stazioni di San Ginesio e Penna San Giovanni che si trovavano in zona impegnate in altri servizi.
«Grazie alla preziosa collaborazione della popolazione e alla rapidità dell’intervento è stato in primis possibile comprendere che il pestaggio non era nato da una lite estemporanea», ha spiegato il capitano Giulia Maggi, comandante della Compagnia. I giovani, provenienti da diverse direzioni, si erano radunati rapidamente, avevano raggiunto il coetaneo e, dopo averlo colpito con una spranga di ferro sulla testa, lo avevano preso a calci e pugni.
L’intervento di alcuni passanti li aveva messi in fuga ma non prima di aver sottratto al 19enne ciò che aveva con sé: portafogli, zaino, felpe, cappellino, occhiali da sole e monopattino, il tutto per un valore di circa 1.000 euro. Uno degli aggressori era pure tornato indietro, aveva sferrato altri due pugni alla vittima, per poi allontanarsi definitivamente con i compagni. Anche il giovane, ferito e sanguinante alla testa, era scappato in direzione opposta. Lo hanno rintracciato poco dopo i carabinieri, aveva ancora i vestiti sporchi di sangue, ed è stato assistito e accompagnato al pronto soccorso, ha riportato ferite alla testa e al labbro superiore (prognosi di 10 giorni).
«Le testimonianze dei residenti e le telecamere di videosorveglianza installate dal Comune – ha spiegato il luogotenente Massimiliano Lucarelli, comandante della Stazione di San Severino – ci hanno permesso di ricostruire le fasi dell’aggressione che è stata programmata e preceduta da una serie di preparativi, i giovani prima dell’aggressione si sono anche tolti collanine e monili per evitare di perderli durante il pestaggio». È stato così che i militari hanno individuato gli autori della violenza. Da una prima perquisizione eseguita nella casa del 19enne finito ai domiciliari, usata come “base logistica” del gruppo, sono emersi tutti gli oggetti sottratti alla vittima e 15 grammi tra marijuana e hashish, un proiettile, un coltello a serramanico e il manganello in metallo telescopico utilizzato per picchiare il 19enne. In quell’occasione uno di loro, alla vista dell’auto dei carabinieri aveva tentato la fuga, ma era stato subito raggiunto e fermato. Le successive indagini hanno consentito di delineare il ruolo ricoperto da ciascuno degli aggressori nel corso del pestaggio, individuando le singole responsabilità. All’esito dell’attività i militari hanno depositato una dettagliata informativa al pubblico ministero Rosanna Buccini grazie alla quale la Procura ha chiesto e ottenuto dal gip Domenico Potetti l’emissione dell’ordinanza. Durante l’esecuzione delle misure i carabinieri hanno sequestrato 29 grammi di marijuana.
«L’accusa nei confronti di tutti – ha precisato il tenente Federico Pellegrini, comandante del Norm – è di rapina pluriaggravata dall’uso dell’arma e dall’aver agito in più persone riunite».