SAN SEVERINO – Si aprirà il 6 marzo del prossimo anno il processo in Corte d’Assise per Michele Quadraroli, il 57enne settempedano che il 27 novembre del 2022 uccise la madre 84enne Maria Bianchi. Lo ha deciso oggi il giudice dell’udienza preliminare Daniela Bellesi che ha respinto le richieste della difesa.
Quadraroli, sottoposto a perizia psichiatrica in fase di indagine, era risultato totalmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto ma capace di stare in giudizio. «Quadraroli – ha spiegato l’avvocato Laura Antonelli a margine dell’udienza – è affetto da una patologia che non gli consente di elaborare i fatti come una persona normale. Ha capito che la madre è morta e ha anche chiesto di poter andare al cimitero». Il legale, in aula, aveva chiesto il non luogo a procedere per infermità di mente e in subordine il rito abbreviato condizionato all’acquisizione della perizia di parte, a produzione documentale e all’escussione dello psichiatra Gianni Giuli. Richieste entrambe respinte.
L’omicidio risale al 27 novembre dello scorso anno. Mamma e figlio abitavano insieme nell’appartamento al civico 7 di via Raffaello Sanzio a San Severino, sopra al bar che Maria Bianchi gestiva da una vita, prima insieme al marito poi, quando il coniuge è venuto a mancare, insieme al figlio. Il giorno del delitto la madre aveva espresso le proprie preoccupazioni a una psichiatra che seguiva il 57enne, a cui aveva riferito che avevano litigato per la gestione del cane e che il figlio aveva smesso di prendere gli psicofarmaci che gli erano stati prescritti. Dopo quella telefonata la situazione era tragicamente precipitata: secondo quanto ricostruito, Quadraroli aveva aggredito l’anziana madre salendole addosso e soffocandola comprimendole col proprio peso il torace e l’addome, poi si sarebbe accanito sul volto con un paio di forbici. Ormai morta, avrebbe provato a darle fuoco ma senza riuscirci.
Dallo scorso giugno il 57enne è in una struttura specializzata. Era stato il gip Claudio Bonifazi, all’esito delle conclusioni formulate dal perito nominato in sede di incidente probatorio, lo psichiatra Gianni Giuli, a disporre l’immediata scarcerazione prevedendo una misura di sicurezza provvisoria consistente nel ricovero in una Rems.