“Ripartiamo in sicurezza”. Sanificazione, pulizia, igiene e smaltimento dei dispositivi di protezione individuale: se ne è discusso ieri pomeriggio nel corso di una videoconferenza insieme a Confartigianato Macerata-Fermo-Ascoli Piceno.
«Con questo incontro, come avvenuto in tutti quelli fatti in precedenza, cerchiamo di trovare delle soluzioni per ripartire in sicurezza nei vari settori artigianali e delle imprese cercando di assecondare tutti i fabbisogni – ha spiegato il presidente Renzo Leonori, presente all’incontro insieme a Pacifico Berrè, responsabile del settore edilizia -. Nel primo incontro avuto con il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli si è parlato di garanzie e non di finanziamenti; le imprese hanno bisogno di fondi perché mettere in sicurezza non è facile e le realtà del territorio necessitano di sostegno».
E allora cosa è necessario fare per ripartire in sicurezza e garantire un ambiente di lavoro adatto come richiesto dal protocollo nazionale?
«La formazione e l’informazione devono essere indispensabili in questo momento e tutte le imprese devono seguire il protocollo condiviso (del 24 aprile 2020 e riportato nell’allegato 6 del DPCM del 26 aprile 2020, ndr) formato da 13 punti per riprendere l’attività lavorativa – ha spiegato Alessandra Giuli di Confartigianato -. Poi ancora la misurazione, giornaliera, della temperatura, la segnalazione di eventuali stati di malessere e il rispetto delle disposizioni dettate dal datore di lavoro. Bisogna poi moderare l’ingresso nell’azienda e qui è sempre il datore di lavoro che deve gestire i propri dipendenti e descrivere loro come prendere in carico i fornitori, i quali avranno un ingresso diverso e non entreranno mai nella struttura aziendale. Poi bisognerà procedere alla pulizia e alla sanificazione rendendo l’ambiente lavorativo sano per le persone con l’utilizzo di ipoclorito di sodio ed etanolo, entrambe da usare con estrema cautela».
«Nelle zone in cui ci sono stati picchi di pandemia sono previsti degli ammortizzatori sociali per le ditte riguardo alla sanificazione delle aziende e delle imprese – ha spiegato Giuli -. Chi fa la sanificazione? Teoricamente tutti anche se in realtà è regolamentata da un decreto legge che demanda ad aziende autorizzate, in possesso di requisiti tecnico-professionali, lo svolgimento di questo determinato lavoro; la stessa può essere eseguita a mano o con la macchina. È importante poi gestire in maniera oculata i vari prodotti, far arieggiare i locali dopo le pulizie e tenere sempre in una condizione di massima custodia i prodotti».
E poi ci sono i dispositivi di protezione individuale. «Quando la distanza personale non può essere garantita – ha spiegato Daniele Antonini, esperto del settore dell’associazione di categoria – i dpi devono tassativamente essere utilizzati e se ne potrebbero “scomodare” anche altri come occhiali, tute, camici; ogni fase infatti può richiederne di diversi ed è sempre consigliato valutare situazione per situazione. Il protocollo specifica inoltre che negli spazi comuni, come area fumatori o spogliatoi ad esempio, vanno utilizzate le mascherine chirurgiche. L’accesso a questo tipo di spazi deve inoltre essere contingentato, deve essere garantita una ventilazione costante e il tempo di permanenza deve essere ridotto garantendo sempre la distanza di sicurezza».
«È fondamentale che le aziende programmino interventi per la riorganizzazione degli spazi per abbattere il più possibile il rischio dal punto di vista del contagio da Covid – ha continuato Antonini -. Gli ambienti dove ci sono meno operatori o le stanze riunioni – che non potranno più essere utilizzate – potranno essere riposizionati; si dovrà cercare di evitare l’utilizzo dello stesso veicolo tra i lavoratori e all’ingresso e all’uscita dovranno essere posizionati dei dispenser di igienizzante. Il check della temperatura è quindi consigliato anche quando si parte da casa».
Infine come smaltire i dispositivi di protezione individuale? «Ci troviamo in una situazione nuova e mai capitata prima – ha spiegato Cristina Sileoni di Confartigianato -. Il servizio di raccolta comunale e più nello specifico il Cosmari ha emanato una circolare in cui chiarisce che tutti i rifiuti dei dpi utilizzati dal personale impiegato nelle varie attività e imprese possono essere smaltiti come rifiuto urbano indifferenziato. È possibile farlo seguendo delle semplici cautele; i dispositivi infatti devono essere inseriti in un doppio sacco e poi ulteriormente in un sacco nero e legati con delle fascette o con del nastro adesivo. Questo è il procedimento da seguire se non si registrano, all’interno dell’azienda, casi positivi di Covid-19; in caso contrario i dispositivi devono essere smaltiti da ditte autorizzate».