MONTELUPONE – Schiaffi, spinte e minacce: «Perché non ti uccidi… non vali niente… sparati… marocchino di (…), torna al tuo Paese, non dire nulla a nessuno, se provi a dire qualcosa ti ammazzo», e poi ancora «Ti spezzo le gambe… ammazzo te e la tua famiglia». Erano queste solo una parte delle contestazioni mosse a un giovane finito sul banco degli imputati con le accuse di stalking e lesioni. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2015 e il 2016 quando l’imputato era appena maggiorenne.
A denunciarlo era stato un ragazzino (parte civile nel processo con l’avvocato Francesco Acquaroli) che aveva riferito di aver subito per circa un anno persecuzioni da parte del ragazzo più grande di lui di tre anni: un giorno era stato costretto a chiudersi nel bagno della scuola per sfuggirgli, ma prima e dopo c’erano stati insulti, schiaffi, spinte, lanci di palline di carta anche sull’autobus che sia lui sia il 18enne prendevano per andare a scuola. I due, infatti, erano entrambi studenti ma in classi diverse ed entrambi residenti a Montelupone, la mattina prendevano lo stesso autobus per raggiungere la scuola, ma per la vittima, all’epoca minorenne, il viaggio a scuola la mattina era diventato un vero e proprio calvario. Un giorno a Recanati il 18enne aveva incontrato la sua vittima nei pressi di un bar e dopo averlo avvicinato gli aveva dato una violenta spinta scaraventandolo contro un tavolo e facendogli battere rovinosamente il torace. Per quella spinta il minorenne aveva riportato una prognosi di 10 giorni.
Oggi la discussione in Tribunale a Macerata: il pubblico ministero Raffaela Zuccarini ha chiesto la condanna dell’imputato a dieci mesi di reclusione, la parte civile si è associata alla richiesta di condanna del pm, poi è stata la volta della difesa. L’avvocato Sergio Ariozzi nel corso della sua arringa ha ricondotto le condotte contestate nei confini della turbolenta realtà giovanile, parlando di «ragazzi in piena tempesta ormonale» che si «prendono in giro, si insultano», ma senza che a suo dire, in questo caso, si siano travalicati i limiti di legge. Il legale ha poi sostenuto che diverse affermazioni della persona offesa non avevano trovato conferma nelle dichiarazioni dei testimoni sentiti in aula e ha concluso chiedendo l’assoluzione del proprio assistito. Al termine della camera di consiglio il giudice Andrea Belli ha derubricato il reato di stalking in molestie, dichiarato nel frattempo prescritto, e ha condannato l’imputato per il reato di lesioni al pagamento di 750 euro di multa.