Macerata

Scritte contro l’ex questore di Macerata Pignataro, tre giovani a processo

Si tratta di un 31enne maceratese e due 26enni del Fermano. Hanno chiesto di accedere alla messa alla prova, ma prima dovranno risarcire il danno. Udienza rinviata a ottobre

MACERATA – Avrebbero imbrattato mura urbiche e palazzi storici di Macerata con scritte contro l’allora questore di Macerata Antonio Pignataro, tre giovani a processo. Si è aperto questa mattina in Tribunale a Macerata il processo a carico di tre giovani: uno di Macerata di 31 anni e due del Fermano (Porto San Giorgio e Smerillo) entrambi di 26 anni, tutti accusati di deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Tra le scritte rinvenute “Pignataro boia boomer!”, “Pignataro fascio infame” e “Pignataro ama l’erba dei mafiosi”.

Nel processo celebrato davanti al giudice Andrea Belli e al pm Raffaela Zuccarini i tre, tramite i propri legali, gli avvocati Paolo Cognini e Gabriella Ciarlantini, hanno chiesto di accedere alla messa alla prova (l’istituto che prevede la sospensione del procedimento e lo svolgimento da parte dell’imputato di lavori di pubblica utilità in modo da ottenere, in caso di esito positivo della prova, l’estinzione del reato), ma per essere ammessi al rito dovranno risarcire il danno. L’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 4 ottobre.

I fatti contestati a vario titolo sarebbero avvenuti tra il 2018 e il 2019. Per l’accusa nella notte del 20 dicembre di tre anni fa i tre, insieme ad altre due persone rimaste ignote, avrebbero imbrattato il muro di Palazzo Domizi-Vico scrivendo con una bomboletta spray “Universitari sovversivi”, il muro della sede dell’Istituto Confucio con “Pignataro boia boomer!” e il muro di un altro edificio di interesse storico artistico in via Tommaso Lauri con “Legalization”. Solo il maceratese è accusato anche di essere l’autore di altre scritte apparse tra il 2018 e il 2019 in altri cinque punti di Macerata tra l’arco di Porta Convitto, piaggia della Biblioteca e sulle mura adiacenti piaggia della Biblioteca. Era il periodo in cui l’allora questore in servizio a Macerata, dichiarò guerra ai negozi che vendevano infiorescenze della cosiddetta “cannabis light”. Contro di lui iniziarono a spuntare in diversi comuni della provincia, ma soprattutto nel capoluogo, scritte in alcuni casi offensive in altre minacciose. L’allora procuratore Giovanni Giorgio e il vice procuratore onorario Francesca D’Arienzo, all’esito delle indagini e di una consulenza grafologica, firmarono il decreto di citazione diretta a giudizio nei confronti dei tre giovani.