MONTELUPONE – «Ci sono segnali di allarme che ci fanno capire che anche nella nostra comunità si stanno radicando queste particolari associazioni; per questo non dobbiamo abbassare la guardia». Sono le parole del sindaco di Montelupone Rolando Pecora che ha deciso di mettere in guardia sulla presenza di sette nella sua città.
«Il problema delle sette purtroppo è radicato e interessa qualunque comunità regionale, provinciale e comunale – ha sottolineato il primo cittadino -. In ogni modo ogni persona è toccata direttamente o indirettamente da questo problema e credo che i sindaci siano le prime sentinelle a doversi rendere conto di queste problematiche; mi sono arrivate delle notizie in merito al fatto che questo problema, purtroppo, è reale anche nel nostro comune».
«Ho già avuto modo di confrontarmi con il Prefetto, con il Vescovo e con i carabinieri e tutte le entità preposte stanno lavorando nella stessa direzione – ha aggiunto il sindaco -. Queste “particolari” associazioni ricorrono infatti a mezzi subdoli, presentandosi come delle onlus, cercando di approfittare di persone che vivono un momento difficile della propria vita. In tal senso l’invito è anche alle istituzioni a fare attenzione a chi riceve il riconoscimento di onlus ma è invece mascherata da altro».
«Purtroppo questo è un fatto comune e costante e il modus operandi è sempre lo stesso; proporsi come sostegno fisico e psicologico a chi ha bisogno e approfittarne – ha continuato il sindaco di Montelupone -. Il mio intento è quello di sensibilizzare mantenendo alta l’attenzione dei cittadini; mi sono confrontato anche con don Aldo Bonaiuto, responsabile del Servizio Anti Sette dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che ha sottolineato come “non tutte le sette siano sataniche ma tutte diaboliche perché separano l’individuo da sé stesso, dal suo ambiente vitale, dai suoi cari, dalla vita, dal lavoro”».
«Il fenomeno delle sette è in aumento in Italia; è un problema serio che distruggendo l’individuo e la sua famiglia, arriva a minare anche l’integrità della comunità. In considerazione della sua diffusione e della sua pericolosità è necessario il massimo dell’attenzione per evitarlo – ha concluso Pecora -. È un tumore subdolo che può essere sconfitto solo se affrontato prontamente e in maniera radicale, e come tale deve essere aggredito da tutto “l’organismo”, da tutta la comunità: non si può permettere che si sviluppi nel nascosto di qualche organo perché poi genererà metastasi che stroncheranno quell’organismo».