MACERATA – Matrimoni rinviati, attività chiuse, dipendenti in cassa integrazione e i ristori non arrivano. Nell’anno nero della pandemia tutto il settore del wedding fatica ad andare avanti in assenza di prospettive e Confartigianato Imprese Macerata, Fermo e Ascoli ha deciso di farsi portavoce delle istanze delle attività, appellandosi a Regione e Stato affinché il comparto venga riattivato.
«La ripresa non sarà certo immediata. Dovremo far fronte agli investimenti per gestire il prodotto e le collezioni e, soprattutto, gestire i debiti accumulati. Le attività sono al collasso – spiega Francesca Bracalenti, titolare di “Dolcevita Designer” a Morrovalle e presidente del comparto sartoria per Confartigianato -. Alla Regione chiediamo un accesso rapido e veloce ai bandi, snellendo paletti burocratici e vincoli che complicano le procedure. Per rimettere al centro il lavoro sarebbe utile farsi anche promotori della creazione di una filiera regionale, dando ad essa strumenti e incentivi per riattivare il territorio. Quanto allo Stato, si dovrebbe attivare per una divisione più equa dei ristori, andando così in soccorso di settori che non ne hanno avuto accesso. E che rischiano intanto l’estinzione».
«La nostra clientela per l’80% viene da fuori Comune, e non solo – aggiunge Paolo Lambertucci delle “Sartorie Riunite” di Treia -: da tutte le Marche, da Bologna, Ferrara, Roma. La nostra è una sartoria storica, con clienti affezionati che ci vengono a trovare da trent’anni. Le zone arancioni o rosse ci hanno penalizzato, frenando notevolmente gli arrivi. Negli anni passati coprivamo anche 70 o 80 matrimoni, nel 2020 solo cinque, con un numero di partecipanti ridotto. All’inizio della pandemia le cerimonie erano state spostate tutte al 2021, ma resta molta incertezza. I ristori? Non abbiamo ricevuto praticamente nulla».
«Siamo tra i settori più colpiti – conclude Ketty Montemarà della “Sartoria italiana” di Civitanova – perché oltre ai matrimoni ci sono tutte le cerimonie che non si sono celebrate. Occasioni che influiscono per il 70% sul totale del nostro lavoro. Ma essendo chiusi anche locali e ristoranti, ci sono state meno possibilità di proporre abiti da sera in generale. Chiediamo allora di poter ripartire, seguendo le precauzioni previste. Il mio auspicio è che tutti i settori possano riprendere a lavorare, in sicurezza: le riaperture portano benefici a tutto l’indotto».