MACERATA -«Va bene, chiudiamola qui, vai dietro al cassone, metti qualcosa dentro al libretto e poi senza farti vedere dalle persone ci riporti i documenti». Poliziotto condannato a quattro anni per induzione indebita a dare o promettere utilità, assolto il collega di pattuglia. La difesa: «Leggeremo le motivazioni e faremo appello. Tutto si fonda sulle dichiarazioni contraddittorie della persona offesa».
Si è chiuso oggi in Tribunale a Macerata il processo a carico di due agenti della Stradale all’epoca dei fatti in servizio a Macerata, un 50enne di Corridonia e un 56enne di Porto Sant’Elpidio. I due erano inizialmente accusati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Le contestazioni derivano da un episodio accaduto il 4 luglio del 2016 quando i poliziotti impegnati in un servizio perlustrativo lungo la SS77 fermarono in superstrada all’altezza di Tolentino un autocarro Iveco. La dinamica del controllo fu poi descritta dal camionista in una denuncia sporta all’autorità giudiziaria. In base a quanto riferito, uno dei due agenti avrebbe accertato delle irregolarità nel cronotachigrafo dell’autocarro (lo strumento che registra la velocità del veicolo e i tempi di guida, di riposo, i guasti e gli errori) e il camionista, per non essere multato avrebbe offerto del denaro al poliziotto per omettere di elevare la relativa contravvenzione. L’agente avrebbe quindi accettato lo scambio dicendo: «Va bene, chiudiamola qui, vai dietro al cassone, metti qualcosa dentro al libretto e poi senza farti vedere dalle persone ci riporti i documenti».
Sempre secondo l’accusa, oggi sostenuta in aula dal pubblico ministero Enrico Riccioni, dopo quel controllo il poliziotto 50enne avrebbe contattato ripetutamente il camionista per sollecitarlo a incontrarsi per effettuare la consegna del denaro, una somma inferiore ai 100 euro. Nel corso del dibattimento era emerso che il secondo agente coinvolto, il 56enne, in realtà il giorno del controllo non era neppure sceso dall’auto e non aveva mai avuto contatti con il camionista. Oggi in aula la discussione. Il pubblico ministero ha chiesto, previa riqualificazione del reato in induzione indebita a dare o promettere utilità, la condanna del 50enne a cinque anni di reclusione e l’assoluzione per il 56enne. I difensori, gli avvocati Sergio Marini per il 50enne e Igor Giostra per il 56enne, hanno invece chiesto l’assoluzione. I giudici del collegio hanno condannato il primo a quattro anni e assolto il collega. «Tutto si fonda sulle dichiarazioni della persona offesa che sono contraddittorie – ha commentato l’avvocato Sergio Marini –. Quanto emerso nelle intercettazioni, invece, non era affatto chiaro, ma da interpretare. Aspetteremo di leggere le motivazioni e faremo appello».