La splendida città di San Francesco, Patrono d’Italia, ha fatto da cornice ieri, martedì 6 luglio, per un evento organizzato dalla Piccola Industria Confindustria di Umbria, Toscana, Lazio, Marche e Abruzzo.
Il Convegno, dal titolo “Il talento della manifattura” ha visto la partecipazione in presenza e collegati in streaming oltre 150 industriali provenienti da 18 regioni d’Italia, insieme per ragionare sulla ripresa e sul ruolo strategico della manifattura in Italia, e in particolare di quella manifattura diffusa e virtuosa che rappresenta il baricentro geografico ed economico del Paese.
E la scelta di Assisi non è stata casuale: la città rappresenta una cerniera simbolica di connessione tra le diverse aree del Paese e tra l’Italia e l’Europa, oltre che la felice metafora del bisogno di percorrere vie nuove, legate a una sostenibilità destinata a diventare un decisivo fattore di successo per le PMI Italiane, e un modo originale per declinarne la straordinaria resilienza.
Con la sapiente conduzione di Marco Frittella, giornalista televisivo e volto noto della Rai, il Convegno si è snodato tra idee e percorsi per lo sviluppo sostenibile delle PMI annoverando tra gli ospiti illustri relatori, in primis Padre Enzo Fortunato, Direttore sala stampa del Sacro Convento di Assisi, che ha fatto gli onori di casa e con le parole di San Francesco ha augurato “buon cammino brava gente”.
«Oggi celebriamo il talento della manifattura – ha detto Diego Mingarelli, VP Piccola Industria Confindustria – e la sua capacità di aprire una finestra sul mondo, di rimanere radicata nel territorio con una visione globale; una manifattura esportatrice con un approccio sartoriale al mercato e basata sull’intelligenza dell’imprenditore e dei suoi collaboratori, sul loro talento e sul supporto di una tecnologia condivisa e umanizzata. Celebriamo anche il nostro Paese, campione europeo di Pmi, con 4 milioni di Pmi, (700mila più della Francia, 1 milione più della Spagna e 1,3 più della Germania) e 382.000 Pmi manifatturiere, tante quante la Francia e la Germania messe insieme». E sono queste piccole aziende che hanno salvato l’Italia e che oggi ad Assisi rivendicano anche il loro ruolo sociale, il forte legame con il territorio e la capacità di valorizzare i talenti.
E’ toccato ai cinque presidenti regionali promotori dell’evento far emergere i valori, le capacità e le esperienze di quell’Italia di mezzo che è portatrice di un modello basato sull’imprenditorialità diffusa e familiare, su imprese capaci di muoversi e agire in armonia con le comunità e col territorio, su schemi e paradigmi che integrano coesione sociale e sviluppo.
«Con il 99,7% di Pmi sul territorio che rappresentano l’85% degli addetti totali, le Marche si confermano al primo posto come regione manifatturiera d’Italia per numero di addetti sul totale degli occupati – ha affermato Gianni Tardini, presidente Piccola Industria Marche – e nonostante le gravi carenze infrastrutturali sono l’esempio lampante di quella manifattura diffusa di cui stiamo parlando qui ad Assisi»
Particolarmente apprezzato l’intervento del Professor Stefano Zamagni, economista e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che ha sottolineato la responsabilità civile delle imprese e il ruolo fondamentale degli imprenditori nel far emergere le competenze, la conoscenza, l’innovazione e ha concluso ricordando le parole di Papa Francesco «quella dell’imprenditore è una nobile vocazione».
A Carlo Robiglio, Presidente Piccola Industria Confindustria, il compito di tirare le conclusioni di una giornata intensa e ricca di stimoli. «Rivendico con orgoglio il ruolo e l’impegno di Confindustria sul tema della cultura d’impresa intesa nella sua accezione più ampia di attenzione alla crescita, ai territori e alle persone. Quindi formazione, competenze e sostenibilità. Gli ITS oggi rappresentano la sublimazione del concetto di competenze professionali. Il ponte per mettere in rete le imprese con la conoscenza, e perciò vanno sostenuti e rinforzati. Parliamo di cultura d’impresa quando rifiutiamo il concetto di passaggio generazionale e ci concentriamo sulla continuità aziendale. Quando discutiamo poi di crescita non ci riferiamo solo a quella dimensionale, ma a quella di competenze, managerialità, innovazione e governance. I territori sono la nostra culla e la nostra grande forza. Per questo è giusto essere sostenibili, sotto il profilo economico, sociale e ambientale. La sostenibilità è un elemento fondamentale per la continuità e la crescita delle imprese. Per questo dobbiamo imparare a raccontare meglio le nostre aziende, c’è molta strada da fare per far comprendere le imprese e il ruolo che svolgono per il Paese».