RECANATI – Accusato di tentata rapina in una tabaccheria di Recanati, portorecanatese condannato a un anno, 10 mesi e 15 giorni. L’avvocato Migliorelli: «C’è un testimone oculare che ha riconosciuto al 90% quale autore della tentata rapina il precedente indagato. Faremo appello, le prove sono fortemente indiziarie». Il fatto finito al centro del procedimento discusso questa mattina in Tribunale a Macerata dinanzi al gup Giovanni Maria Manzoni e al pubblico ministero Enrico Riccioni risale al 9 maggio del 2019.
Quel giorno un uomo entrò nella tabaccheria di via Montemorello a Recanati con il volto travisato da una maschera bianca e dal cappuccio della felpa tirato giù fin sopra agli occhi. In mano aveva un coltello di 30 centimetri. In quel momento nell’esercizio commerciale c’era la tabaccaia, l’uomo le si era avvicinato e dopo aver urlato una sola parola, “Soldi”, aveva iniziato a sbattere i pugni sul registratore di cassa. La donna reagì urlando e il rapinatore fuggì prima che potesse arrivare qualcuno. Furono eseguiti gli accertamenti del caso con il coordinamento del pubblico ministero Claudio Rastrelli, che alla fine contestò a un portorecanatese di 56 anni originario di Loreto i reati di tentata rapina e porto del coltello fuori dall’abitazione, oltre alla recidiva reiterata infraquinquennale.
L’uomo, tramite l’avvocato Massimo Migliorelli, nella scorsa udienza chiese di procedere con rito abbreviato e oggi si è celebrata la discussione. Il pubblico ministero Riccioni ha concluso la requisitoria chiedendo l’assoluzione dell’imputato, così come il difensore. «L’indagine – ha ricordato l’avvocato a margine dell’udienza – era partita a carico di un uomo che un testimone oculare aveva riconosciuto al 90% essere l’autore del tentato colpo». L’uomo all’epoca fu sentito ma disse che l’auto usata per compiere la tentata rapina l’aveva venduta qualche tempo prima al portorecanatese, in più il suo telefono quel giorno agganciava una cella fuori regione per cui venne scagionato.
Sul registro degli indagati finì il 56enne perché l’auto era la sua e il suo telefono quel giorno aveva agganciato la cella che copriva l’area dove c’è la tabaccheria. «Ma il territorio coperto dalla cella è ampio, comprende anche Porto Recanati dove lui vive e il testimone oculare ha riconosciuto come autore del fatto un altro uomo. Le prove sono fortemente indiziarie», ha concluso l’avvocato Migliorelli.