CINGOLI – Accusato di tentato omicidio, ieri (4 luglio) per il pastore sardo 45enne di Staffolo, il gip del Tribunale di Macerata Claudio Bonifazi ha disposto la revoca dei domiciliari sostituendo la misura con l’obbligo di dimora nei comuni di Cingoli e Staffolo dove lavora e vive, come chiesto dal difensore, l’avvocato Roberto Regni. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia il pastore ha deciso di non rispondere alle domande del gip e si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Il motivo – ha spiegato il legale – è che non c’è stato materialmente il tempo di leggere gli atti di accusa: due faldoni per un totale di 1.700 pagine. Ma si riserva di chiedere di essere interrogato una volta letti tutti gli atti».
Il pastore, accusato di tentato omicidio in concorso con un suo dipendente tunisino (che avrebbe materialmente sparato) attualmente irreperibile era ai domiciliari dal 29 giugno scorso quando i carabinieri di Cingoli avevano eseguito l’ordinanza emessa dal gip su richiesta del pm Rosanna Buccini dopo quanto successo il 25 novembre scorso. Quel giorno, secondo gli investigatori, cinque tunisini avevano danneggiato l’auto del pastore per poi allontanarsi a bordo di un’auto. Il 45enne, insieme al suo dipendente anche lui tunisino, erano saliti su un furgoncino e si erano messi all’inseguimento dell’auto. Inseguitori e inseguiti si erano incrociati nelle campagne di Cingoli e il tunisino aveva esploso due colpi di fucile, uno finì contro il parabrezza senza ferire nessuno, l’altro raggiunse un 19enne seduto dietro il guidatore, che sarebbe stato il vero bersaglio, colpendolo alla schiena e perforandogli un polmone.