MACERATA – Quattro anni e otto mesi per il tentato omicidio di un pizzaiolo. È questa la sentenza emessa oggi dai giudici del Tribunale di Macerata in composizione collegiale nei confronti di un imbianchino di origine albanese di 32 anni. L’imputato è stato invece assolto dall’accusa di porto d’arma. Il difensore, che aveva sostenuto la legittima difesa, ha annunciato: «Una volta lette le motivazioni faremo appello».
L’aggressione era avvenuta a Macerata nella notte tra il 7 e l’8 dicembre di quattro anni fa lungo via Diomede Pantaleoni, la strada che costeggia l’arena Sferisterio. Quella sera il pizzaiolo maceratese era stato prima in centro con degli amici e poi in un locale appena fuori le mura. Alle prime ore del mattino dell’8 dicembre lui e l’albanese si erano trovati in via Pantaleoni, tra i due era scoppiata una discussione al culmine della quale l’albanese aveva estratto un’arma (che per gli inquirenti era un coltello) e aveva colpito il pizzaiolo prima ad un fianco provocandogli una profonda ferita all’emitorace sinistro e poi all’avambraccio (la vittima si era parato con il braccio per evitare la seconda coltellata). Trasportato d’urgenza al pronto soccorso il pizzaiolo venne sottoposto ad una operazione chirurgica. Il mattino seguente sul luogo dell’accoltellamento c’erano ancora i segni della violenza, in particolare su una Smart di colore bianco parcheggiata sul marciapiede sulla quale erano rimaste copiose macchie di sangue.
Scattarono immediatamente le indagini, gli accertamenti portarono all’identificazione del giovane che, in tarda serata, sentendosi braccato, si presentò lui stesso in caserma per riferire la propria versione dei fatti: disse di aver litigato con il pizzaiolo e di averlo colpito con un oggetto trovato sul muretto che costeggia la via, ma senza la volontà di ucciderlo.
In aula il difensore, l’avvocato Claudio Cegna, ha evidenziato che l’imputato aveva agito per legittima difesa: quella sera la vittima avrebbe aggredito una ragazza che era con l’albanese e lui sarebbe intervenuto per difenderla. Per questo al termine dell’arringa il legale ha chiesto l’assoluzione per legittima difesa e, in subordine, il riconoscimento dell’eccesso colposo di legittima difesa. Il pubblico ministero Rosanna Buccini al termine della requisitoria aveva invece chiesto la condanna a cinque anni e un mese di reclusione. I giudici in composizione collegiale hanno condannato l’imputato a quattro anni e otto mesi, mentre lo hanno assolto dall’accusa di porto d’arma.