MACERATA – «Questa malattia va presa seriamente e non è assolutamente una cosa su cui scherzare, sconvolge e distrugge famiglie intere e, adesso che ho capito quello che realmente comporta, dico a tutti di non abbassare la guardia». Mario Pazzarelli è uno dei volti sorridenti e sempre disponibili che i maceratesi erano abituati a vedere in Comune. Sessant’anni, usciere delle sede di piazza della Libertà, negli ultimi quattro mesi ha combattuto e vinto la sua battaglia contro il Covid. Una battaglia che lo ha visto per 80 giorni lontano dall’amata moglie Nadia e dalle figlie, attraversare momenti difficili come quando è stato intubato e indotto al coma per somministrargli le cure del caso.
«Dal 30 ottobre, dopo qualche a giorno a casa, sono stato costretto al ricovero nel reparto di Medicina d’urgenza dell’ospedale di Macerata, da dove, poco dopo, sono stato trasferito al Covid Hospital di Civitanova e qui sono stato intubato e poi sottoposto a tracheotomia – racconta Pazzarelli -. Da quando mi hanno sedato non ricordo molto, quello che più mi mancava era la mia famiglia. Non poterli vedere, sentire solo tramite videochiamate non è stato facile».
Pazzarelli è stato indotto in coma e intubato per quasi un mese, periodo in cui gli è stata anche scoperta un’emorragia interna, che ha costretto i medici a sottoporlo anche a un intervento chirurgico. «Quando sono stato trasferito al reparto di Pneumologia di Macerata per me è stato come tornare alla vita – aggiunge l’usciere -, ma è stato solo dopo 80 giorni, quando ho iniziato la riabilitazione al Santo Stefano di Porto Potenza, che ho potuto riabbracciare per pochi minuti mia moglie».
Da sabato scorso, dopo quattro mesi di lontananza, l’usciere è potuto tornare a casa, dove sta cercando di recuperare la sua vita. «Voglio ringraziare tutti, tutti coloro che mi sono stati accanto, che mi hanno aiutato, che mi hanno sostenuto anche solo con il pensiero e da lontano, che hanno tifato per me e reso possibile la mia rinascita – conclude -. Parlo dei medici, persone di una umanità che non ha paragoni, degli infermieri, angeli di giorno e di notte, degli operatori sanitari, delle strutture a partire dalla Medicina d’urgenza e dal reparto di Pneumologia dell’ospedale di Macerata, al Covid Hospital di Civitanova, dalla Direzione sanitaria del Santo Stefano con i suoi operatori che mi hanno supportato nel percorso riabilitativo facendomi sentire come a casa. E ancora grazie a tutti i familiari, gli amici, i colleghi, i conoscenti, e in ultimo, ma non ultimi, al sindaco Sandro Parcaroli e la consigliera regionale Anna Menghi per la loro vicinanza. Grazie a tutti per avermi ridato la vita».