MACERATA – Accusate di maltrattamenti aggravati su una alunna con problemi di autismo, insegnante e assistente restano in silenzio davanti al gip. «Una scelta nostra, abbiamo avuto poco tempo per vedere gli atti», hanno spiegato a margine dell’udienza i difensori che hanno chiesto la revoca della misura. Per gli avvocati infatti, non ci sarebbe il pericolo di reiterazione del reato: l’insegnante di sostegno è in aspettativa mentre l’assistente si è sospesa dalla cooperativa. Il gip su questo punto si è riservato di decidere.
Questa mattina 26 maggio in Tribunale a Macerata, davanti al giudice per le indagini preliminari Claudio Bonifazi, si sono tenuti gli interrogatori di garanzia dell’insegnante di sostegno e dell’assistente per l’autonomia e la comunicazione, entrambe 41enni, la prima residente a Caldarola e la seconda a Tolentino, accusate di maltrattamenti aggravati su una adolescente autistica che frequenta un istituto di Tolentino. Entrambe le donne da venerdì scorso sono agli arresti domiciliari, per gli inquirenti (l’indagine è stata condotta dai carabinieri del Norm di Tolentino insieme ai colleghi del Reparto operativo di Macerata con il coordinamento del pubblico ministero Rita Barbieri) avrebbero sottoposto la ragazzina loro affidata a una serie di maltrattamenti, facendola oggetto di insulti, urla, minacce e schiaffi e sottoponendola a continue umiliazioni, fino a schernirla per le difficoltà legate alla sua disabilità. Ma i difensori oggi a margine dell’udienza hanno rigettato le accuse.
«Riteniamo che ci sia stata un’interpretazione che deriva da una ricostruzione parziale dei fatti – ha affermato l’avvocato Renato Coltorti che difende l’assistente –. La mia cliente segue la giovane sin dalla scuola d’infanzia, se ci fossero stati dei maltrattamenti se ne sarebbero accorti prima. La giovane sta crescendo, è una questione di difficile gestione. Salvo approfondimenti delle carte della Procura, non c’è stata volontà di maltrattarla ma di contenere i comportamenti della ragazzina anche per cercare di indirizzarla verso un maggiore inserimento sociale. A noi non risultano schiaffi, ma gesti per cercare di imporre l’autorità così come indicato dall’equipe che seguiva la ragazza. Contiamo – ha proseguito il legale – di chiarire la nostra posizione, abbiamo chiesto la revoca della misura ritenendo che il pericolo di reiterazione del reato sia venuto meno, la mia assistita infatti si è volontariamente sospesa dall’incarico con la cooperativa. È provata, vuole bene alla ragazzina, le è cascato il mondo addosso. Nega i maltrattamenti, è sconvolta per se stessa, per la ragazzina e per il clamore che la notizia ha suscitato».
L’insegnante invece «è in aspettativa fino a fine giugno – ha spiegato l’avvocato Nicola Piccinini che con il collega Diego Casadidio difende la docente -, a settembre rientrerà di ruolo nella materia a Civitanova, non chiederà l’utilizzazione provvisoria per il sostegno, quindi a nostro avviso non c’è il pericolo di reiterazione del reato. È molto provata dall’esperienza che sta vivendo ma è determinata a chiarire al più presto la sua posizione tanto che sarà lei stessa a richiedere un interrogatorio al pubblico ministero una volta letti gli atti». «Non ci sono state violenze» ha poi aggiunto Casadidio all’esterno del Palazzo di giustizia che ha poi consegnato un breve comunicato stampa: «Dal materiale visionato ci sentiamo di escludere con certezza che sono state assunte condotte che possano far configurare maltrattamenti e violenze nei confronti della minore, tanto più se contestualizzate alla situazione e valutate sulla base dei protocolli di contenimento previsti nei casi di gravi disabilità. Quindi a tutela della indagata e della sua famiglia anticipiamo alla stampa e ai feroci commentatori di questi giorni che non troveranno nelle intercettazioni immagini minimamente associabili o sovrapponibili a quelle utilizzate dai mass media per rappresentare e commentare casi ben diversi di veri maltrattamenti».