TOLENTINO – Truffe sul Superbonus, sei dei sette arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, solo uno degli indagati nell’ambito dell’inchiesta “110% plus” ha reso interrogatorio, in tre hanno reso spontanee dichiarazioni. Per cinque indagati i difensori hanno chiesto la modifica della misura cautelare. È l’esito degli interrogatori di garanzia fissati per oggi in Tribunale a Macerata davanti al gip Giovanni Maria Manzoni. L’unico che ha deciso di sottoporsi a interrogatorio è stato il consulente del lavoro di 56 anni di Tolentino che ha respinto gli addebiti, i suoi difensori, gli avocati Gianluca Aliscioni e Giulia Vitali hanno chiesto per lui la revoca della misura dei domiciliari (con braccialetto elettronico).
Sia il 31enne albanese ritenuto essere a capo del sodalizio criminale sia l’architetto 66enne di Martinsicuro entrambi in carcere (il primo a Montacuto, il secondo a Lanciano) hanno fatto scena muta, il secondo non era presente in aula ma era in collegamento. I difensori del 31enne, gli avvocati Vando Scheggia e Riccardo Leonardi, non hanno chiesto la modifica della misura, mentre per il secondo l’avvocato Massimo Di Bonaventura ha chiesto la scarcerazione per motivi di salute. A non chiedere per il momento la modifica della misura è stato anche l’avvocato Sergio Ariozzi che difende l’ex commercialista 65enne anche lui ai domiciliari. Le uniche che hanno rilasciato dichiarazioni spontanee per poi decidere di non rendere interrogatorio sono state le tre parenti del 31enne albanese: la madre 59enne, la sorella 29enne e la moglie 25enne. I loro avvocati Vando Scheggia e Giancarlo Giulianelli hanno chiesto per loro la modifica della misura cautelare. Sulle misure, per tutti, il gip si è riservato di decidere. Le accuse contestate a vario titolo agli indagati sono: associazione a delinquere, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio.