FERMO – Nella relazione inviata dal carcere di Pesaro ai legali della donna si parla di una madre provata che si rifiuta di mangiare per paura di essere avvelenata e di un “calo ponderale” del peso. È il ritratto della 38enne bulgara Pavlina Mitkova fatto dai sanitari e dagli psicologi del carcere pesarese che seguono la donna accusata dell’omicidio della propria figlia.
Era la notte tra il 7 e l’8 gennaio quando nell’appartamento di via Circonvallazione Cluentina a Servigliano venne rinvenuto il corpo senza vita di Jennifer, una bambina di sei anni che quella sera si trovava in casa con la mamma, Mitkova, e la sorellina minore di quattro anni. In carcere, accusata di incendio doloso e di morte o lesione come conseguenza di altro delitto, era finita la 37enne bulgara.
La donna aveva riferito di essere riuscita a salvare la figlia minore dal rogo e di aver provato a entrare nuovamente – ma invano – per salvare la maggiore che è stata trovata priva di vita. Due settimane dopo, il 21 gennaio, la donna è stata arrestata con le accuse di incendio doloso e di morte o lesione come conseguenza di altro delitto. Il giorno successivo alla 37enne, comparsa davanti al gip Cesare Marziali , era stato convalidato l’arresto; in quell’occasione la Mitkova si era avvalsa della facoltà di non rispondere ma si era comunque dichiarata innocente.
Il 17 luglio, dopo sei mesi, la svolta nelle indagini con gli esiti dell’autopsia. «La minore è morta tre ore prima dell’incendio». La Mitkova è ora accusata di omicidio volontario con l’aggravante del rapporto di parentela. Secondo gli esami depositati nella perizia dal medico legale Alessia Romanelli, dal tossicologo Rino Froldi e dall’anatomopatologo Marco Valsecchi, la bambina sarebbe morta tra le 23 e la mezzanotte del 7 gennaio dunque tre ore prima dell’incendio che si è poi originato nell’appartamento di Servigliano.
Appena una settimana fa sul tavolo degli avvocati della 38enne, Emanuele Senesi e Gianmarco Sabbioni, è arrivata una relazione dal carcere di Pesaro dove si evidenzia che la Mitkova si rifiuta di mangiare in carcere per il timore che terze persone possano avvelenarle il cibo. La donna è soggetta anche a un calo ponderale di peso e non sarebbero stati evidenziati fenomeni di violenza – né fisica né verbale – su di lei da parte delle altre detenute.
«Ormai tutti noi conosciamo il carattere della Mitkova, schiva e chiusa in sé stessa – ha riferito l’avvocato Senesi -. A inizio settembre insieme alla nostra consulente di parte, la dottoressa Roberta Bruzzone, avevamo fatto visita alla donna che aveva nuovamente ribadito di non aver ucciso la figlia ma che non aveva dato segni particolari di difficoltà a livello psicologico. Dalla relazione arrivata dai sanitari e dagli psicologi del carcere abbiamo appreso che non mangia più per paura di essere avvelenata da qualcuno e per questo è stato richiesto il suo trasferimento in un reparto ospedaliero dedicato con la sorveglianza 24 ore su 24. Il gip ha accolto la richiesta e a breve ci sarà il trasferimento».
Intanto sul fronte delle indagini ancora non è stato dato il nullaosta per la sepoltura della piccola Jennifer la cui salma si trova ancora all’obitorio dell’ospedale di Torrette di Ancona. A breve sono attesi anche gli esiti dei Ris di Roma che hanno effettuato un sopralluogo nell’abitazione di Servigliano che saranno poi valutati dai legali e dai consulenti di parte della donna.