TREIA – La sua missione era quella di aiutare i giovani a costruire un futuro migliore e oggi, grazie alla sua memoria, tantissimi ragazzi del Togo (nazione dell’Africa Occidentale, ndr) potranno avere dei libri su cui formarsi e da cui imparare. È stata aperta a Dapaong, infatti, la biblioteca intitolata a don Giuseppe Branchesi, per tutti don Peppe, sacerdote di Santa Maria in Selva morto a 81 anni, il 19 aprile dello scorso anno, a causa del Covid.
Don Peppe era la vera anima della sua comunità, ma era conosciuto in tutta la provincia per le sue tante passioni, come la Lube o la sagra della polenta che aveva contribuito a far crescere negli anni. Dopo la sua morte la famiglia ha voluto continuare la sua missione e, per questo, ha aperto una campagna di crowdfunding “In missione nel mondo con don Peppe” che ha permesso di raccogliere oltre 20mila euro.
«Con occhi lucidi di profonda riconoscenza annunciamo che la biblioteca “Don Peppe” è realtà – raccontano i familiari in una lettera, a un anno dalla morte dell’amato sacerdote, scritta per ringraziare quanti hanno partecipato alla raccolta fondi -. Il legame simbiotico con il nostro caro fratello, capace di renderci uniti oltre ogni distanza nei giorni di paura e di dolore di 12 mesi fa, ci ha anche accompagnati alla vivida esperienza di un grande oltre: di un bene che sa essere portatore di frutti di vero amore. È con questo sentimento che vogliamo rivolgere queste poche, ma sentite, righe di ringraziamento a tutti, per le preghiere, il sostegno dell’anima del nostro caro fratello, per la preziosa presenza “trascendente”, oltre il vuoto di un isolamento che lascia spazio anche a nuove esperienze di cura di sé e dell’altro, per gli atti di amore, segni di generosità incondizionata, essenza di una reciprocità gratuita».
E il progetto della biblioteca non resterà isolato. «Si tratta di un bene accolto e ricambiato nell’accoglienza dell’altro con cui ora continueremo a sostenere la realizzazione dell’intero campus di Dapaong – conclude la famiglia -. In nome di quel piccolo mappamondo, vessillo della nostra condizione di “Fratelli”».