MACERATA – A carico dei soccorritori «non si ravvisano profili di colpa» e gli elementi indiziari emersi non sono sufficienti per formulare «una ragionevole previsione di condanna a loro carico». In merito agli approfondimenti richiesti dai familiari dei Canullo, «ulteriori attività istruttorie sarebbero meramente esplorative e inidonee a determinare modificazioni sostanziali del quadro probatorio». Così il gip Daniela Bellesi ha archiviato il procedimento a carico dei tre indagati per la morte dell’80enne Eros Canullo, della moglie 77enne Angela Maria Moretti e del loro unico figlio disabile, Alessandro di 54 anni. La soddisfazione dei difensori degli indagati: «Il gip ha dimostrato un’assoluta conoscenza degli atti processuali giungendo a un giudizio di non colpevolezza», «È la fine un incubo».
Il gip del Tribunale di Macerata ha depositato ieri il decreto di archiviazione nei confronti del medico del 118, del coordinatore della sala radio del 118 e del capo pattuglia della Volante della polizia, che gestirono l’intervento il 29 giugno del 2021 dopo la richiesta di aiuto formulata da Alessandro Canullo indagati per cooperazione in omicidio colposo. Era stato lo stesso pubblico ministero Stefania Ciccioli, titolare del fascicolo, a chiedere l’archiviazione una volta eseguiti tutti gli accertamenti e dopo aver sentito i tre indagati, ma i familiari dei Canullo, tramite gli avvocati Maurizio Gabrielli del foro di Roma e Gianluca Paracciani del foro di Milano, si erano opposti. Il 2 ottobre scorso, nell’udienza camerale, i legali avevano chiesto l’acquisizione di regolamenti ed eventuali protocolli e la trascrizione delle comunicazioni avvenute tra i soccorritori. Il giudice Bellesi si era riservata di decidere e ieri ha sciolto la riserva. In 28 pagine il magistrato ha ripercorso l’attività investigativa concludendo che non sono emersi elementi indiziari a carico degli indagati tali da poter prevedere una condanna a loro carico così come non sono emersi profili di colpa nelle loro condotte e ulteriori indagini sarebbero solo esplorative non portando sostanziali modifiche a quanto già emerso.
Nel decreto il gip fotografa la situazione familiare dei Canullo: il figlio Alessandro, a causa di un incidente avvenuto quando aveva 20 anni, aveva riportato danni permanenti agli arti, la mamma Angela Maria dal 2018 a seguito di un ictus cerebrale era inferma e immobilizzata al letto, a farsi carico da solo della gestione della casa e delle cure ai familiari era l’80enne Eros. Alessandro aveva tre zii, una che vive a Milano, uno in America, una deceduta a gennaio 2021, e un cugino residente a Fermo.
Il 29 giugno del 2021 Alessandro alle 18.30 aveva chiesto aiuto al 112 di Ancona: «Mio padre e mia madre distesa a terra. Svenuti». L’operatore aveva chiesto dove si trovasse e Alessandro aveva dato indicazioni relative alla Statale 77, «ma sulla statale sono?», «Si, si, si», aveva risposto Alessandro ripetendo di fare presto perché i genitori erano svenuti a terra e anche lui stava per svenire. L’operatore del 112 aveva quindi trasferito la chiamata al 118 di Macerata riferendo di genitori «stesi a terra sulla provinciale 77» e questa informazione era stata data al medico del 118 e alla polizia che avevano cercato inutilmente due persone a terra in strada. Successivamente i soccorritori erano stati convogliati al civico 72 di Borgo Santa Croce da cui era partita la chiamata ma lì si vedeva un giardino di una villa in stato di abbandono con il cancello chiuso e la cassetta della posta piena.
A tale proposito il gip scrive: «Appare di tutta evidenza che non vi sia alcuna prova sufficiente che la Volante della Polizia di Stato avesse avuto contezza che la chiamata di intervento provenisse da un numero fisso». «Appare del tutto evidente – aggiunge il giudice – come non solo le comunicazioni con il richiedente fossero state difficili, ma anche la richiesta di geolocalizzazione non era stata precisa nell’immediatezza, posto che in un primo momento era stata indicata la zona di Collevario. Dopo oltre un’ora di vane ricerche – continua il giudice -, in assenza di ulteriori comunicazioni da parte del richiedente, con dubbi in ordine alla correttezza delle coordinate della geolocalizzazione, si era deciso di non effettuare un accesso forzato in quell’abitazione, che appariva disabitata».
Come poi accertato in sede di autopsia dal medico legale Roberto Scendoni e dal tossicologo Rino Froldi, quel giorno Eros Canullo era morto per un’ischemia miocardica acuta, il figlio Alessandro invece sarebbe morto nei giorni successivi per inedia, una volta caduto o accasciatosi a terra non era più riuscito a rialzarsi. Anche la madre, immobilizzata a letto, si era spenta lentamente per inedia. I loro corpi, in avanzato stato di decomposizione furono ritrovati solo il 6 settembre quando i soccorritori forzarono il cancello e la porta d’ingresso di casa dopo la segnalazione fatta dalla sorella di Angela Maria che non era riuscita più a mettersi in contatto con la parente.
Appresa la decisione del gip i difensori degli indagati, gli avvocati Gabriele e Massimiliano Cofanelli (per il medico del 118), Paolo Rossi (per il capo pattuglia della Volante della polizia) e Giorgio Di Tomassi (per il coordinatore della sala radio del 118) hanno espresso soddisfazione. «Il gip ha dimostrato un’assoluta conoscenza degli atti processuali giungendo a un giudizio di non colpevolezza», ha commentato il legale Cofanelli. Di “fine di un incubo” ha parlato l’avvocato Di Tomassi: «Il mio assistito è notoriamente molto scrupoloso nel suo lavoro. L’indagine a suo carico e la vicenda in sé lo avevano molto turbato».