MACERATA – Dopo 32 anni di servizio e una pensione già conseguita, lascia il Palazzo di giustizia lo storico custode Umberto Massetani. Questa mattina, nonostante il periodo di ferie, in tanti tra magistrati, polizia giudiziaria e personale amministrativo si sono ritrovati in Tribunale per salutare e abbracciare lui e sua moglie Annarita D’Angelo.
Umberto, che del Tribunale conosce ogni centimetro, ogni fessura, ogni storia e aneddoti a non finire, dal 10 novembre 1992, per trentadue anni, è stato il punto di riferimento per chiunque e per qualsiasi necessità, dalla più piccola alla più grande, “l’angelo custode del Tribunale” ha suggerito qualcuno questa mattina. Sempre disponibile, sempre con la battuta pronta (soprattutto se si parlava di calcio), nella sua stanza insieme a un numero infinito di chiavi di tutte le stanze del palazzo di giustizia, ci sono diverse foto che lo ritraggono in una delle sue due passioni: la musica. Dai Pink Floyd a Santana ai Deep Purple, «fino a cinque anni fa suonavo con un gruppo», ha ricordato, e in questi anni capitava non di rado, per chi si attardava in Tribunale a udienze finite, di sentirlo mentre si dilettava con una delle sue dieci chitarre elettriche in alcuni dei pezzi che hanno fatto la storia della musica.
«Salutiamo il nostro Umberto che se ne va improvvidamente – ha esordito oggi il procuratore capo Giovanni Narbone -, perché io lo avrei trattenuto altri cinque o sei anni almeno, ma ormai per lui e per la sua signora è giunto il momento di lasciare il palazzo di cui è una pietra fondante». Il capo dell’Ufficio della Procura ha poi ricordato un aneddoto: «Trentuno anni fa quando sono arrivato alla Procura di Lodi ho conosciuto Domenico Mercuri che era il custode del Palazzo di giustizia. Ed era una persona di cui non potevi fare a meno, per qualsiasi cosa c’era lui. Sono passati tanti anni, ma io lo ricordo con simpatia, affetto e con l’idea di quanto era prezioso nel Palazzo di giustizia. Da allora sono passati tanti anni, quasi due anni fa sono arrivato a Macerata e ho trovato Umberto, un punto di riferimento a cui tutti dobbiamo riconoscenza, gratitudine, oltre che affetto e simpatia per le doti caratteriali, anche per qualche difetto umanamente comprensibile come la Juventus – ha scherzato -. Ammesso che ci arrivi, tra trent’anni mi ricorderò di Umberto e della sua signora e di quello che hanno rappresentato per questa nostra comunità, in questo palazzo che ha bisogno di tante cose e che in futuro dovremo risolvere da soli».
Commosso, Umberto ha ringraziato e salutato tutti: «Voi siete la mia famiglia, sono stato benissimo qui, ringrazio tutti i miei colleghi del Comune perché in tutti questi anni non mi hanno mai lasciato da solo, dai dirigenti agli operai mi sono sempre stati vicino».