CIVITANOVA MARCHE – Con la promessa di dare lavoro a una ragazza all’epoca dei fatti in stato di necessità economica avrebbe rifilato alla madre e alla nonna elettrodomestici, neppure funzionanti, al costo complessivo di 9.400 euro. Oggi un 34enne civitanovese accusato di truffa ha patteggiato cinque mesi di reclusione. I fatti contestati erano avvenuti a Civitanova a giugno del 2020.
All’epoca a denunciare l’accaduto fu la madre della ragazza che si presentò al comando della locale Compagnia della Guardia di finanza. Ai finanzieri la donna riferì di una situazione economica molto difficile per tutta la famiglia e che la figlia stava cercando un lavoro che le potesse garantire un’entrata economica. La giovane avrebbe così inviato diversi curriculum e un giorno fu contattata da un uomo che le fissò un appuntamento per un colloquio. Dopo l’incontro la giovane disse di essere stata assunta come venditrice porta a porta di diversi prodotti tra i quali costosi elettrodomestici.
La madre della giovane raccontò ai finanzieri che la figlia aveva fatto per quella ditta anche volantinaggio promozionale e spesso sarebbe stata ripresa dal datore di lavoro per le scarse vendite e, proprio per questo, lui l’avrebbe convinta a promuovere i prodotti tra parenti e amici. Così per aiutare la figlia, sia la madre sia la nonna avevano acquistato complessivamente tre prodotti, la mamma aveva preso un sanificatore per ambienti per 2.800 euro e un depuratore di acque potabili per 3.300 euro, mentre la nonna acquistò anche lei un depuratore a 3.300 euro, tutti da pagare a rate.
I prodotti però sarebbero arrivati o con pezzi rotti o mancanti, comunque non funzionanti. La donna disse di aver contattato il datore di lavoro della figlia prima per chiedergli la sostituzione dei prodotti poi per chiedergli di recedere dai contratti per giusta causa, ma entrambe le richieste non sarebbero andate a buon fine e alla fine si era rivolta alla guardia di finanza. Oggi il processo a carico del 34enne celebrato dinanzi al giudice Domenico Potetti si è chiuso con un patteggiamento concordato tra il pubblico ministero Francesca D’Arienzo e il difensore dell’imputato, l’avvocato Ruggero Benvenuto, a cinque mesi di reclusione.