MACERATA – Al 7° mese di gravidanza si colpì all’addome con un paio di forbici uccidendo il piccolo che aveva in grembo, i reati sono prescritti. A mettere la parola fine a una vicenda particolarmente drammatica è stato oggi il giudice del Tribunale di Macerata Andrea Belli che ha emesso sentenza di prescrizione nei confronti di una donna romena di 35 anni accusata di simulazione di reato e di violazione delle norme sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Era il 17 novembre del 2012, un venerdì notte, quando al 112 arrivò la chiamata disperata di una 25enne. La giovane riuscì a malapena a chiedere aiuto e a dare indicazioni per individuare la sua abitazione, un appartamento in via Cluentina a Macerata nelle vicinanze del night. Una pattuglia dei carabinieri della locale Compagnia si precipitò sul posto e la scena che si presentò agli occhi dei militari fu tragica: una giovane, incinta, a terra con una vistosa ferita all’addome. La donna fu portata d’urgenza all’ospedale maceratese dove i medici del pronto soccorso riuscirono a salvarla. Ma per il piccolo che aveva in grembo ormai era troppo tardi: la lama delle forbici lo aveva raggiunto alla testa e per lui non c’era stato più niente da fare.
Appena la giovane fu in grado di parlare con gli inquirenti riferì di essere stata aggredita da una persona a cui non era riuscita a dare un volto, di aver reagito e di essere stata colpita all’addome con un paio di forbici. L’aggressore, per quanto aveva potuto vedere, era poi scappato mentre lei si era trascinata fuori dall’appartamento e aveva dato l’allarme al 112. I militari dell’Arma avevano iniziato a ricostruire l’ambiente e il contesto in cui viveva la donna, amicizie e relazioni che la 25enne aveva maturato (in precedenza aveva lavorato come ballerina in un night della zona) per capire se ci fosse una connessione con l’accaduto. Col passare del tempo fu sentita altre volte e ogni volta la donna confermò la stessa ricostruzione. Poi però gli inquirenti accertarono che le cose non erano andate così come la giovane aveva raccontato. Fu quindi accusata di simulazione di reato e di violazione delle norme sull’interruzione volontari della gravidanza. Nel 2018 il procedimento fu sospeso per irreperibilità della donna, poi riprese. Oggi la sentenza di prescrizione.