MACERATA – Oltre 70 bandiere in rappresentanza delle varie nazionalità degli studenti iscritti all’Università di Macerata. Coccarde alla pace appuntate sul petto dei rappresentanti dell’ateneo e “Imagine”, la canzone di John Lennon a fare da sottofondo alla cerimonia di apertura. Anche l’inaugurazione del 732esimo anno accademico dell’Università di Macerata è stato un momento per ribadire il “no alla guerra” e “sì” al dialogo, alla collaborazione e all’integrazione tra i popoli. Come ha ribadito anche il ministro dell’Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, tornata a Macerata dopo una prima visita effettuata nel 2019, quando era ancora rettrice alla Bicocca. «Il ruolo dell’Università è quello di essere il ponte con tutti, anche con chi è dissidente e con chi non vuole questa guerra – ha detto il ministro -. E occorre mantenere questo ponte che è il ponte della cultura, della conoscenza, della ricerca e dell’accoglienza».
Un riferimento alla guerra è arrivato anche dal rettore Francesco Adornato, che ha aperto la sua relazione citando la poesia di Salvatore Quasimodo “Alle fronde dei salici”, scritta nel 1946. «Il testo propone e squarcia il tempo presente per via della guerra. Una guerra – ha spiegato il rettore – scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina, che colpisce l’Europa. L’Europa e la sua storia. L’Ucraina, se geograficamente si trova nell’Europa orientale, culturalmente è per intero Europa. È un orrore, oggi, seppellire sotto le macerie vite umane incolpevoli e con esse una parte importante della storia europea». Adornato, agli ultimi mesi di mandato, ha voluto poi ricordare come la Commissione Europea abbia dedicato il 2022 ai giovani e, come l’ateneo maceratese, da sempre metta al centro della sua missione, il protagonismo dei suoi studenti. «L’Università è oggi un crogiuolo di lingue, culture, etnie, volti, esperienze di giovani studenti, dottorandi e di visiting professor provenienti da tanti luoghi d’Europa e del mondo, Ucraina e Russia comprese, che ne fanno un campus internazionale incastonato nel centro storico – ha ricordato Adornato -. L’anno europeo dei giovani è un’iniziativa che il nostro ateneo ha accolto subito, riempiendola di contenuti e rendendo protagonisti gli studenti perché hanno, abbiamo, bisogno di ulteriore empatia e confidenza con l’Europa. Oggi abbiamo particolarmente bisogno di un’Europa società aperta e non fortezza, modello sociale e non ortodossia monetarista, progetto politico progressista e non alchimia a geometrie variabili degli interessi nazionali dei più forti. Abbiamo bisogno di un rinascimento europeo che coinvolga le nostre comunità, anche alla luce delle dinamiche che hanno colpito, in questi ultimi anni, tanto in senso materiale, quanto nell’immaginario collettivo, sia la comunità accademica, che quella cittadina».
Davanti a una platea silenziosa e attenta, presenti il sindaco Sandro Parcaroli, il prefetto Flavio Ferdani, il questore Vincenzo Trombadore, l’assessore regionale Filippo Saltamartini, il vescovo Nazzareno Marconi, parlamentari e diversi esponenti delle forze dell’ordine, il rettore ha anche ricordato i momenti difficili degli ultimi anni. «Occorre riprendere il cammino. Dopo il sisma del 2016, grazie al sostegno finanziario del Ministero dell’Università, della Regione Marche, dei Fondi europei, del commissariato per la ricostruzione, in particolare con la svolta impressa dal presidente Legnini, abbiamo avviato fin qui cantieri per 50 milioni di euro che tra non molto tempo renderanno le nostre sedi non solo fruibili, ma ancor più funzionali nella loro agibilità e più luminose nel loro recupero architettonico – ha aggiunto Adornato -. Basti citare soltanto quel gioiello neoclassico che è Villa Lauri con in più i suoi 46.000 metri quadrati di parco, che abbiamo affidato all’amministrazione comunale e che quella attuale sta provvedendo a rigenerare. Abbiamo conosciuto i tragici “fatti di Macerata”, del 2018, quando l’orrore che avevamo immaginato esistesse altrove, si è presentato, invece, bussando alla porta di ognuno di noi e, forse, l’intera comunità ha rimosso senza adeguata elaborazione quel turbamento, confinandolo nei luoghi più lontani della nostra anima e dei nostri pensieri. Di fronte a questa situazione il divario sociale rischia di aggravarsi, non solo sul piano economico, ma anche su quello culturale, educativo, formativo. L’Università, la nostra Università, in particolare, umanistica da oltre sette secoli, non può restare indifferente a questo cambiamento epocale, che ha rastremato i rapporti sociali, scheggiando la nostra identità personale e collettiva. Anzi, è posta davanti a scenari di ripensamento globale del proprio modo di essere che la insediano in un processo dinamico di interlocuzione, verosimilmente non breve, con i principali attori sociali, mettendo alla prova, oltre ogni ottica autoreferenziale, la sua capacità di proporsi come coscienza critica dell’assetto sociale esistente e come autentica forza progettuale. A fronte di tutte queste problematiche non abbiamo mai perso la fiducia nel futuro, e continueremo a investire nel futuro».
Al rettore è andato il ringraziamento del sindaco, «con cui, da subito, si è stabilito un ottimo dialogo e una proficua collaborazione sempre nell’ottica del bene della città. A lui auguro di regalare a chiunque incontrerà il grande valore che custodisce», ma anche del ministro Messa che ha ricordato il suo arrivo a Macerata nel 2019, in occasione di un seminario sulla ricerca. «Ho portato via con me l’immagine di una Università estremamente vivace, ricca di iniziative, inclusiva, dove il rettore aveva davvero coinvolto tutti – ha ricordato il ministro -. Per questo voglio ringraziare il rettore, per aver ispirato e promosso un umanesimo innovativo in un ateneo che ha una forte tradizione umanistica. Oggi mi porto via un grande incoraggiamento e la convinzione che tutto ciò che stiamo facendo in questo periodo per la formazione superiore e la ricerca non è altro che mettere a sistema ciò che le Università sono pronte a fare». La titolare del Mur, inoltre, ha rilevato che «le grandi sfide a cui sto sottoponendo la comunità accademica in realtà vengono dalla stessa comunità, nel senso che il Ministero sta offrendo gli strumenti e la forza di coordinamento per portare avanti dei cambiamenti che le università sono già pronte a fare e che stanno già facendo. Uno dei meriti dell’università di Macerata è mettere in primo piano i giovani».
Durante la cerimonia sono anche intervenuti il direttore generale Mauro Giustozzi, Alessia Morici in rappresentanza del personale amministrativo e Chiara Feliziani per i docenti. Per la prima volta la tradizionale prolusione non è stata tenuta da un docente affermato, ma da studenti e ricercatori freschi di nomina, proprio per onorare il protagonismo dei giovani: Lorenzo Di Nello, Giorgia Vulpiani, Gianmarco Oro, Giovanna Lauria, Badr Elshorah. Anche la cerimonia è stata condotta da studenti: Ana Carolina Luccas Guimaraes e Donato Mulargia.