MACERATA – Docenti specializzati per il sostegno: l’Università di Macerata si unisce all’allarme lanciato dalla Società Italiana di Pedagogia Speciale Sipes. Gli ultimi provvedimenti adottati dal Governo, in particolare il Decreto legge n.71 del 31 maggio 2024, suscitano forti preoccupazioni. I rischi denunciati sono la riduzione del percorso di specializzazione e la deprofessionalizzazione degli insegnanti di sostegno, compromettendo la qualità della formazione e introducendo possibili discriminazioni tra i docenti. «La SIPeS esprime non solo preoccupazione, ma profonda contrarietà e presa di distanza da una proposta formativa che mina la qualità della formazione degli insegnanti e dell’inclusione», è scritto in un recente documento della società.
«Gli atenei statali hanno svolto e svolgono un ruolo fondamentale e strategico per la preparazione dei futuri insegnanti», sottolinea il rettore John McCourt, ricordando l’esperienza ultradecennale e all’avanguardia maturata in campo pedagogico dall’Università di Macerata, tanto da diventare punto di riferimento nell’Italia centrale per la formazione degli insegnanti, compresi quelli di sostegno, e vedere nominata la prorettrice Catia Giaconi alla direzione della stessa Sipes.
«Il nostro Ateneo – prosegue il rettore – ha sempre lavorato per formare docenti qualificati, capaci di rispondere alle sfide dell’inclusione scolastica e mettere a frutto le potenzialità innovative delle nuove tecnologie. I percorsi formativi per gli insegnanti di sostegno, in particolare, sono stati progettati per sviluppare competenze multidimensionali che permettano ai nostri laureati di supportare efficacemente gli alunni con disabilità, lavorando in sinergia con il corpo docente, le famiglie e gli specialisti esterni. Alla luce degli ultimi provvedimenti governativi, condivido le preoccupazioni espresse dalla SIPeS. Un percorso abbreviato rischia di compromettere la qualità della formazione. Su tematiche così rilevanti per i futuri insegnanti e allievi, e di conseguenza per il futuro del nostro Paese, bisogna evitare le improvvisazioni. Gli Atenei, come quello di Macerata, possono mettere a disposizione la propria esperienza e competenza grazie a un circolo virtuoso tra ricerca, formazione e aggiornamento degli insegnanti, promozione di pratiche inclusive. È fondamentale che siano ascoltate le istanze del mondo accademico e degli esperti in pedagogia speciale. Solo attraverso una collaborazione stretta tra università, istituzioni e comunità scolastiche possiamo garantire un’educazione inclusiva di alta qualità».