Macerata

Macerata, violenza sessuale su una paziente di Psichiatria: infermiere condannato

Sette anni di reclusione è la pena inflitta a un 50enne dai giudici del collegio per i reati di violenza sessuale e falso in atto pubblico. L'imputato è stato invece assolto dalle accuse di peculato e assenteismo

MACERATA – Avrebbe violentato una giovane che all’epoca era ricoverata nel reparto di Psichiatria, infermiere condannato a sette anni. I giudici del collegio hanno disposto anche che l’imputato, in solido con l’Asur, dovrà pagare una provvisionale di 30.000 euro alla parte civile, il risarcimento invece dovrà essere quantificato in sede civile. La sentenza è arrivata nel pomeriggio di oggi dopo una lunga discussione avvenuta a porte chiuse. Imputato un infermiere che nel 2018 lavorava nell’ospedale di Macerata.

Gli avvocati della difesa Tiziano Luzi e Gian Vittorio Galeota

All’epoca aveva 46 anni, per l’accusa, sostenuta in aula dal pubblico ministero Enrico Barbieri, l’uomo avrebbe approfittato dello stato di prostrazione mentale di una giovane paziente ricoverata per una psicosi cronica (riacutizzatasi nel periodo del ricovero) a compiere e subire atti sessuali e a subire rapporti sessuali completi. L’imputato era anche accusato di falso in atto pubblico perché avrebbe attestato sulla cartella clinica della paziente di averle somministrato due farmaci (che come effetti collaterali avevano sonnolenza, nausea e vomito) alle ore 21, mentre per l’accusa lo avrebbe fatto a mezzanotte, dopo la violenza sessuale. Il terzo reato contestato era il peculato, per la Procura si sarebbe appropriato di alcuni medicinali trovati nei due armadietti che erano nella sua disponibilità, infine l’assenteismo, avrebbe abbandonato il posto di lavoro per consumare i rapporti sessuali con la paziente. Per i primi due reati (violenza sessuale e falso) è stato condannato a sette anni, per i restanti due è stato assolto, nel corso del dibattimento è infatti emerso che si trattava di farmaci scaduti e che comunque sono sempre rimasti in ospedale e che lui non è uscito dalla struttura sanitaria.

L’avvocato della giovane, Francesco Copponi

Il collegio, presieduto dal giudice Roberto Evangelisti, ha condannato l’infermiere a pagare, in solido con l’Asur, 30.000 euro di provvisionale alla vittima, parte civile con l’avvocato Francesco Copponi, mentre il risarcimento sarà quantificato in sede civile.
L’Asur, tramite l’avvocato Gianfranco Borgani, è intervenuta in giudizio sia come responsabile civile sia come parte civile ritenendo di aver subito un danno di immagine. L’imputato, difeso dagli avvocati Tiziano Luzi e Gian Vittorio Galeota, ha sempre respinto gli addebiti sostenendo che i rapporti erano stati consenzienti. Ora, una volta depositate le motivazioni i legali potranno decidere se impugnare la sentenza in Appello.