Macerata

“Wet Shoes”, clandestini e jihad: tre arresti, perquisizioni in tutta Italia. Il filo dall’attentato di Berlino a Macerata

Fra carcere e domiciliari tre tunisini, fitte le complicità nel maceratese fra titolari di aziende e pubblici ufficiali. Nel mirino un C.A.F. e un casolare, coinvolte altre 7 province fra cui Ancona e Fermo. L'intercettazione: «Hanno ancora le scarpe bagnate»

Immagine d'archivio

MACERATA – Nelle prime ore della mattinata, la Polizia di Stato, nell’ambito dell’operazione denominata “WET SHOES”, a seguito di una complessa indagine diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona, in coordinamento con la Procura della Repubblica di Macerata, e condotta dalla DIGOS della Questura di Roma, dalla DIGOS della Questura di Macerata e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha eseguito l’Ordinanza di Custodia Cautelare con la quale il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Ancona ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere per due tunisini e degli arresti domiciliari per un terzo connazionale.

E’ stata contestata l’Associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con l’aggravante della transnazionalitàai soggetti sottoposti a misura cautelare personale i quali, grazie ad una fitta rete di complicità intessuta sul territorio maceratese (in cui figurano titolari di aziende e pubblici ufficiali, con estensioni in diverse zone del territorio nazionale ed estero), avevano costituito un sodalizio criminale in grado di gestire l’approdo clandestino sulle coste siciliane di stranieri, in prevalenza nord africani, il supporto logistico e le coperture occorrenti per ottenere la documentazione necessaria a favorire il loro trasferimento su tutta l’area Schengen.

Attraverso mirate attività tecniche disposte dalla autorità inquirente, supportate dai servizi espletati sul territorio, è stato riscontrato come tra gli stranieri intenzionati a raggiungere lo spazio europeo, attraverso i canali messi a disposizione dalla rete criminale, vi fossero anche soggetti contigui a circuiti di combattenti impegnati in teatri di jihad.

La posizione dei tre soggetti destinatari della misura cautelare è al vaglio anche in ordine ad eventuali movimentazioni finanziarie sospette che potrebbero essere connesse a fenomeni terroristici.

Nel corso dell’operazione di polizia sono state eseguite 44 perquisizioni nei confronti di 18 indagati per vari reati e di altre 26 persone, risultate contigue a vario titolo all’organizzazione criminale e tutte attestate nelle province di Ancona, Fermo, Ferrara, Catanzaro, Modena, Macerata, Siracusa e Verona.

Tra i siti attenzionati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona, vi è anche un Centro di Assistenza Fiscale – C.A.F. maceratese ed un casolare sito nelle campagne della medesima provincia, meta abituale di stranieri giunti in Italia in stato di clandestinità.

L’operazione WET SHOES” prende il nome da una conversazione intercettata dagli inquirenti nel corso di uno sbarco di clandestini avvenuto a Mazara del Vallo, nella quale uno dei sodali fa presente di aver paura di essere controllato dalle Forze di Polizia con a bordo gli stranieri appena sbarcati, in quanto gli stessi avevano ancora “le scarpe bagnate”.

L’indagine costituisce uno sviluppo investigativo dell’attività condotta dalla DIGOS di Roma, coordinata dalla Procura Capitolina, all’indomani del tragico attentato terroristico perpetrato il 19 dicembre 2016 a Berlino dal terrorista tunisino Anis Amri alla luce del pregresso soggiorno all’interno dei confini nazionali italiani, dove aveva fatto ingresso clandestino, proveniente via mare dalla Tunisia, attestandosi infine in Germania grazie al possesso di falsi documenti di identità italiani.

Le investigazioni consentirono, allora, di ricostruire la rete relazionale italiana dell’attentatore, con particolare riguardo al periodo di soggiorno tra la Capitale e Latina, risalente alle fasi immediatamente precedenti il suo trasferimento in Germania, tali da attestare profili di contiguità con l’organizzazione terroristica denominata “Isis”.

L’attività di indagine si concluse con l’operazione di polizia giudiziaria “Mosaico” del 29 marzo 2018, sfociata nell’esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di altrettanti cittadini di nazionalità tunisina, uno dei quali attestato a Roma, tratto in arresto e condannato in via definitiva per il reato di auto-addestramento con finalità di terrorismo, nonché a carico di un contesto associativo dedito alla falsificazione documentale nelle città di Napoli e Caserta.

Le ricadute investigative scaturite dai sequestri eseguiti nell’ambito dell’operazione “Mosaico” hanno messo in luce il pieno coinvolgimento di ulteriori soggetti, da cui l’indagine denominata “Mosaico II””, condotta dalla DIGOS di Roma e coordinata dalla Procura di Napoli, culminata il 15 maggio 2020 nell’esecuzione di 10 misure cautelari nei confronti di soggetti italiani e stranieri attestati sulla dorsale campana, e la successiva operazione “Mosaico III”, del 23 giugno 2022, conclusasi con l’esecuzione di ulteriori 3 misure cautelari ed un Mandato d’Arresto Europeo nei confronti di uno straniero rifugiatosi in Olanda.

I soggetti sottoposti a indagini sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell’attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.