Vivo nelle campagne di San Marcello, che letta così sembrano le lande ad anni luce dalla civiltà, in realtà sono a 1 km dalle mura medievali del paese e a 6 minuti di auto dal centro di Jesi. Quanto basta però per avere la necessità di doversi spostare con un mezzo ogni volta che hai bisogno di qualcosa. Le mie abitudini erano quelle infatti. Mi recavo in città molte volte per reperire ciò che mi serviva, passeggiate in bicicletta, il blindato calcetto del martedì con gli amici e una sala prove nella periferia jesina per suonare con gli amici.
Oggi resto a casa. Non ho dubbi che serve farlo. Senza fare tanti melodrammi ne capire come eludere alle restrizioni. Non ho citato il lavoro, dato che sotto questo aspetto da diversi anni ormai in Flowing (l’azienda in cui lavoro e che si occupa di sviluppo software) si lavora in smart-working, che tengo a precisare non significa fare quello che facevi in ufficio ma a casa. Significa riorganizzare la propria operatività e la propria cultura lavorativa in modo da essere efficaci anche in un posto che non è l’ufficio insieme ai colleghi. È un percorso che ha richiesto anni, ma oggi ci ha premiato. Soprattutto è stata una scelta, in un momento dove era molto più facile “non cambiare nulla”.
Ma essere pronti ai cambiamenti è un modello di pensiero vincente. E questo principio è proprio quello che mi ha aiutato in questa quarantena. Di fronte ad ogni cambiamento possiamo reagire in due modi: cercare di resisterlo o accoglierlo. Dietro ogni cambiamento si celano nuove opportunità, e questo pensiero è anche un ottimo esercizio mentale per “restare sul pezzo” evitando che ansie e angosce prendino il sopravvento nella nostra mente.
Ho letto di persone che stando a casa hanno “riscoperto” il valore di tante cose. Il valore del tempo in famiglia, dell’assenza della frenesia e, i più profondi, sono arrivati anche a chiedersi quanto era veramente indispensabile di quello che facevano nelle loro abitudini pre-restrizioni. Ecco, leggendo queste piacevoli testimonianze ho capito che nel mio caso non ho avuto bisogno della quarantena per riflettere su questi temi arrivando quindi alla conclusione che c’è un altro principio che mi sta aiutando in questa situazione: il fatto di essere indipendente dalla moda e dalle abitudini. Sono io che vivo nella società, non è la società che entra prepotentemente nella mia vita. Questo sicuramente mi ha aiutato a mentenere un buon equilibrio in questi giorni in cui quanto la società ci offriva, non è più reperibile o non lo è come prima. A casa faccio quello che fanno in tanti, leggo un libro, guardo gigabyte di serie tv, gioco con mio figlio, ascolto un buon disco, dedico tempo ai miei hobby… ma ciò che mi mantiene sereno è la sicurezza di non avere dipendenze che pesano, di non aver fatto scelte che mi hanno esposto troppo e la fiducia nel fatto che alla fine le cose cambiano ma non scompaiono.