OSIMO – E’ preoccupante la situazione che si è venuta a creare nei principali comuni della Valmusone per quanto riguarda il fenomeno baby gang, che vede Castelfidardo come città interessata da fatti particolarmente gravi, ormai all’ordine del giorno da parecchio tempo. L’ultimo episodio risale a venerdì scorso (19 novembre) quando, forse la stessa banda di ragazzini, ha scatenato il putiferio su un autobus. Un uomo all’interno ha intimato loro di abbassare la musica altissima del cellulare e per tutta risposta l’hanno mandato all’ospedale. Si tratterebbe sempre del gruppo composto da giovani e giovanissimi che si coordina tramite social e che conta aderenti nelle principali città della provincia, tra cui Osimo e Ancona.
«Non si tratta di semplici episodi di bullismo o esuberanze giovanili tipiche dell’età, ma di veri e propri atteggiamenti delinquenziali, di cui spesso non si è dato pubblico risalto ma che provocano parecchio allarme sociale e paura tra la popolazione – dice Marco Cingolani, capogruppo consiglio comunale di Fratelli d’Italia -. Frequentano luoghi di aggregazione principalmente all’aperto , si comportano in modo molesto e aggrediscono il malcapitato di turno che osi riprenderli. L’impressione è che non abbiano percezione di quanto gravi siano i comportamenti di cui si rendono protagonisti, alzando ogni volta l’asticella: bisogna evitare che si arrivi al fattaccio, perché la sensazione è che il rischio sia alto. Troppi sono gli episodi già avvenuti nel corso degli ultimi mesi di cui siamo a conoscenza ma che non sono stati denunciati alle autorità: aggressioni singole, auto accerchiate e prese a spintoni tra insulti e minacce ai malcapitati, furti e vessazioni a danni di bambini che frequentano le scuole medie, spaccio di droga, risse in mezzo alla strada, atti vandalici a danno di proprietà private e pubbliche. Ci appelliamo alle famiglie e ai genitori: per favore, fate attenzione alle frequentazioni dei vostri figli, a cosa seguono sui social, a quali modelli fanno riferimento, ai loro comportamenti soprattutto. Alle istituzioni chiediamo un intervento deciso, che sia coordinato tra tutti e che non lasci le sole forze dell’ordine a dover gestire il problema, perché non è sufficiente e non risolutivo».