CASTELFIDARDO – C’è stata grande commozione mercoledì pomeriggio, 13 giugno, al cimitero di Castelfidardo dove familiari e amici si sono ritrovati in occasione del 23esimo anniversario della scomparsa del maresciallo Marco Mandolini, assassinato sulla scogliera del Romito a Livorno il 13 giugno del 1995. Aveva solo 34 anni e la sua fine è ancora completamente avvolta nel mistero. Una piccola cerimonia commemorativa quella di due giorni fa ma molto significativa per non dimenticare il parà e per lanciare un messaggio, anche in collaborazione con l’associazione “Il quadrato” di Ancona che ha organizzato l’evento: i fratelli e tutti coloro che l’hanno amato non smetteranno mai di cercare il colpevole. La famiglia infatti non ha mai smesso di chiedere giustizia, di battersi soprattutto contro i tentativi di depistaggio. Fino a oggi però si è trovata di fronte un muro di omertà. Prima di morire Mandolini era stato reclutato in una squadra speciale della Nato in Germania, era diventato uno degli istruttori dei migliori reparti del mondo.
Un lavoro di certo molto delicato per cui serviva estrema riservatezza. Presenti tra tutti alla commemorazione i fratelli Francesco e Flaviano e il nipote Marco residenti in città. Quella dell’altro ieri è stata la prima di una serie di iniziative per ricordare il fidardense: “Il quadrato” dà appuntamento a quanti vorranno domani, sabato 16, alle 10 all’aviosuperficie di Villa Musone per il lancio dei paracadutisti e giovedì 21 alle 21.30 nei locali dell’accademia di Babele ad Ancona per una tavola rotonda.