OSIMO – Scuole chiuse da oltre un mese per l’emergenza Coronavirus e tempi di riapertura destinati a slittare (quasi scontata la proroga oltre il 3 aprile), ma l’attività didattica non è ferma, anzi. Sfruttando l’uso delle tecnologie gli istituti scolastici stanno portando avanti programmi e lezioni, malgrado la quarantena. E l’attuale situazione di emergenza può anche essere l’occasione per sperimentare nuove frontiere nella didattica.
L’Istituto d’istruzione superiore “Laeng-Meucci” di Osimo e Castelfidardo, con indirizzi tecnico (elettronica, meccanica, informatica), professionale (moda) e liceo scientifico delle scienze applicate (per un totale di circa 700 studenti iscritti) ha sperimentato fin dall’inizio una forma di didattica a distanza che permette a studenti e insegnanti di interagire ed essere connessi.
«I ragazzi seguono le lezioni tutti i giorni – ci spiega la preside Milena Brandoni – la modalità che stiamo utilizzando è quella della video conferenza. Utilizzando Google Suite e Meet abbiamo creato delle stanze con registro elettronico. Ogni ora c’è una lezione e ogni lezione ha una sua stanza. È una scuola virtuale, studenti e insegnanti possono vedersi attraverso la web-cam e parlare. Spesso nella didattica a distanza ci si limita ad assegnare dei compiti mettendo delle slide a disposizione. La nostra è piuttosto una didattica di vicinanza».
Quali sono stati i problemi che avete dovuto affrontare?
«Il primo passo è stato chiamare l’animatore digitale, un insegnante interno nominato dalla scuola, esperto in queste materie. Abbiamo fatto una riunione tecnica sull’argomento e i docenti sono stati istruiti e guidati. Il secondo passo è stato acquistare l’attrezzatura necessaria, soprattutto per gli studenti sprovvisti, magari per problemi di connessione internet o per mancanza di dispositivi se in famiglia ci sono più studenti. Così abbiamo comprato router wi-fi, schede sim e tablet da dare in comodato d’uso agli studenti. Per la prima fornitura abbiamo utilizzato risorse internet della scuola, ma stiamo ordinando altri dispositivi ricorrendo ai fondi del Ministero»
I docenti come si stanno adattando?
«Loro stanno facendo un lavoro enorme. Si sono messi in gioco e tutti hanno continuato a svolgere la loro lezione, anche gli insegnanti di religione e di educazione fisica, quest’ultimi con video sugli esercizi di ginnastica da svolgere a casa. Gli insegnanti di sostegno la mattina fanno lezione video insieme al docente della materia, poi nel pomeriggio fanno delle video conferenze con i singoli studenti, utilizzando delle ore in più. Alcuni di questi ragazzi non hanno più potuto usufruire dell’assistenza domiciliare, ma l’insegnante di sostegno ha sopperito a questa mancanza facendo delle lezioni personalizzate a distanza. Inoltre per la prima volta stiamo facendo i consigli di classe online, sono andati avanti per una settimana tutti i pomeriggi dalle 2 alle 7. Nell’ultimo quarto d’ora potevano partecipare anche i genitori e i rappresentanti di classe».
E per quanto riguarda gli studenti?
«Io pensavo ci fosse un po’ più di resistenza, invece sono rimasta sorpresa. Addirittura abbiamo notato che questa modalità stimola i più timidi, che di solito tendono a nascondersi, e che invece in questo modo partecipano di più. La didattica a distanza paradossalmente aiuta i ragazzi a essere più vicini alla scuola. Ovviamente ai ragazzi manca la socialità, c’è la voglia da parte di tutti di tornare alla vita normale».
Quali saranno le modalità di valutazione previste?
«Questo è l’aspetto più delicato. Per ora il Ministero si è limitato a dire in una nota che la le forme e le metodologie per le valutazioni rientrano nella competenza di ciascun insegnante, sulla base delle indicazione fornite dal collegio dei docenti. Noi come istituto Laeng-Meucci abbiamo delle linee guida riferite alla didattica classica, ma a breve ne faremo di nuove adatte alla didattica online. Per il momento ci siamo limitati a dare delle indicazioni. Abbiamo detto di non fare verifiche scritte, che potrebbero andar bene per i singoli ma non per un’intera classe. Però si potrebbero fare verifiche orali, anche se la modalità migliore secondo noi è quella di fare una valutazione cumulativa alla fine del percorso, tenendo conto delle presenze alle lezioni a distanza, la partecipazione e l’interazione con i docenti. Di certo tutto quello che è stato fatto online in questo periodo non deve essere perso».
Insomma la scuola è chiusa ma non si ferma…
«In realtà io dico sempre che la scuola non è chiusa, non è solo un edificio, la scuola siamo noi e noi stiamo lavorando tutti, anche i collaboratori scolastici. Rispondiamo a tutte le ore grazie al trasferimento di chiamata. Gli amministrativi lavorano con il pc da casa lavorando da remoto. Abbiamo installato TeamViewer e possiamo accedere al computer della scuola. E i tecnici lo stesso sono a disposizione per risolvere eventuali problematiche».
L’emergenza si è trasformata in un’opportunità?
«Io ho sempre creduto nell’innovazione e nell’uso delle tecnologie applicate alla didattica a scuola. Come dirigente nel 2012 ho avviato il progetto “Avanguardie educative” con l’istituto Indire, su come fare scuola in maniera innovativa. Ovviamente non basta caricare sul registro elettronico i compiti e i materiali da studiare. Non ci si può limitare ad un semplice link. La didattica a distanza è videoconferenza, partecipazione e interazione».