CASTELFIDARDO – Finirà sui banchi del Consiglio Comunale il caso della dipendente dalla cooperativa licenziata e sostituita con altro personale che usufruiva del reddito di cittadinanza. I gruppi di opposizione formati da Pd-Bene Comune, Solidarietà Popolare e Uniti per Castelfidardo potrebbero presentare un atto congiunto con cui cercheranno di fare chiarezza innanzitutto sulla misura del reddito di cittadinanza, il cui regolamento non è stato mai portato in Consiglio Comunale ma approvato semplicemente con atti di Giunta.
Intanto il Sindaco Roberto Ascani difende il provvedimento e allontana le polemiche degli ultimi giorni. «È strumentale prendere a modello il caso isolato del licenziamento di un dipendente di cui il Comune non poteva fare nulla quando al contrario tutte le aziende e tutti i disoccupati si sono dimostrati entusiasti della misura – spiega il primo cittadino -. Purtroppo è difficile ammettere che una misura fatta dai Cinque Stelle funziona. Gli stessi sindacati e le associazioni di categoria avevano espresso parere favorevole. Mi auguro in ogni caso che la dipendente possa vedere tutelati i suoi diritti. Al fine di evitare ulteriori strumentalizzazioni nel nuovo bando abbiamo escluso le società che ricevono appalti dal Comune».
Ma è proprio su quest’ultimo aspetto si concentrano gli attacchi delle opposizioni, in particolare del Partito Democratico, con il suo capogruppo Enrico Santini che punta l’indice sull’incompatibilità fin dall’inizio del reddito di cittadinanza con società che ottengono appalti comunali.
Anche il capogruppo di Uniti per Castelfidardo, Lorenzo Catraro, vuole vederci chiaro. «Il Sindaco o gli Assessori erano a conoscenza che la cooperativa stava prendendo due persone a carico del Comune? – commenta – . Aldilà della correttezza “legale” dell’operazione di assunzione, nessuno del’Amministrazione ha pensato che fosse quantomeno poco opportuno assegnare questi progetti?». Catraro è critico anche sui costi dell’operazione rapportati ai risultati ottenuti. «Nel primo bando del 2017 sono stati spesi circa 100.000 euro – spiega – una somma notevole per il nostro Comune, per 35 o 37 persone coinvolte di cui solo 5 sembra siano stati assunti. Dai numeri è evidente che il risultato sia molto scarso. È opportuno spendere altri 88 mila euro nel 2018?».
La dipendente licenziata nel frattempo ha contestato il provvedimento, depositando tramite il proprio legale un ricorso in Tribunale. La cooperativa presso la quale prestava servizio da nove anni con contratto a tempo indeterminato avrebbe voluto dimezzarle l’orario di lavoro prima di decidere per il licenziamento. Al suo posto sarebbero state assunte lavoratrici che prestavano servizio usufruendo del reddito di cittadinanza, pagato dal Comune, che però già versa alla stessa cooperativa un corrispettivo di 139 mila euro all’anno per i servizi svolti, consentendo alla stessa cooperativa di risparmiare anche sul costo del lavoro.