CASTELFIDARDO – Il gruppo di opposizione Solidarietà popolare di Castelfidardo, prima al governo della città, si scaglia contro la maggioranza per la chiusura prolungata del Museo internazionale della fisarmonica. «Da alcuni mesi Castelfidardo è priva del museo della fisarmonica – dicono dal gruppo -. Con i lavori ancora a rilento nella vecchia sede (l’inaugurazione era prevista prima a settembre e poi a dicembre 2019), l’Amministrazione ha pensato bene di smantellare del tutto anche l’esposizione provvisoria presso l’ex cinema, lasciando la città senza museo. Complimenti per la tempistica e a chi ha fatto questa scellerata scelta azzerando l’unica struttura museale in grado di creare un minimo di movimento turistico».
La sede del museo internazionale della fisarmonica, fiore all’occhiello della città, ha chiuso per riallestimento, un restyling logico e strutturale condotto nel rispetto delle indicazioni della Soprintendenza all’interno del locale storico di via Mordini, dove lo scrigno di artigianato e cultura è sempre stato e dove riaprirà i battenti con un nuovo percorso espositivo. Fino al termine delle operazioni, il museo non sarà dunque visitabile. Eccellenza nel panorama museale della Regione, inaugurato il 9 maggio 1981, il museo è stato più volte ampliato e la collezione arricchita grazie ai materiali raccolti da numerose donazioni nazionali e internazionali. L’Amministrazione comunale si scusa per il disagio ma ribadisce che il museo tanto amato dai fidardensi tornerà a disposizione dei visitatori più bello di prima, con ambientazioni ampie e godibili grazie a particolari effetti luminosi, ai colori e ai nuovi arredi che richiamano la forma e le caratteristiche dello strumento.
L’opposizione punta il dito contro la Giunta anche per lo stato dei lavori della scuola media di via Montessori ancora al palo dopo anni. «Qualcuno ricorderà le accese polemiche del 2011 e soprattutto quelle del 2016 messe in piedi allora anche dagli esponenti grillini (attuale amministrazione al governo cittadino), con tanto di interrogazione parlamentare di cui non si è conosciuta mai risposta – continuano -. Critiche prima per il fallimento dell’azienda che si era aggiudicata il bando, ma lì si era veramente nel pieno della crisi del mattone, successivamente per le problematiche legate ad un’interdittiva della ditta aggiudicataria del secondo bando. Accuse più o meno velate quasi a sostenere responsabilità od incapacità dell’amministrazione di allora. Come se poi quei mancati controlli fossero colpa del Comune. Oggi che per motivi ben diversi (questa volta è il metodo di calcolo scelto in sede di gara ad essere incriminato) accade in pratica l’ennesimo stop, il sindaco minimizza».