FILOTTRANO – Primo tour italiano per il giovane songwriter del Colorado Thom Chacon ribattezzato dalla critica “Durango’s Dylan”. Il suo nuovo disco “Blood in the Usa”, nel quale suona il bassista di Bob Dylan, Tony Garnier, ha ottenuto la copertina del magazine “Buscadero” di questo mese. Sabato 13 gennaio farà tappa al teatro “La vittoria” di Ostra assieme ai fratelli Marino e Sandro Severini di Filottrano, “The Gang”, per una grande serata di musica con un’attenzione particolare al tema dell’immigrazione e della frontiera. Appuntamento alle 21 a ingresso libero.
Chacon è musicalmente figlio di Bob Dylan, Townes Van Zandt e Bruce Springsteen ma la sua storia e i suoi vissuti gli hanno permesso di elaborare uno stile personale che può essere definito “cantautore di frontiera”. La frontiera è quella tra gli Stati Uniti e il Messico, tra il futuro e la memoria, la speranza e le radici. Un tema che ha ispirato da sempre grandi artisti come i registi John Ford e Orson Wells e lo scrittore Cormac McCarthy. La frontiera è stata cantata anche dai songwriters americani come Joe Ely, Tom Russell e lo stesso Bob Dylan.
Il nuovo disco di Thom Chacon interpreta il grande sogno americano nelle sue contraddizioni e drammaticità. La madre di Chacon è libanese, il padre, messicano, è cugino del leggendario pugile Bobby Chacon, quattro volte campione del mondo. Il nonno è stato sceriffo a Silver City nel New Mexico ai tempi di Billy the Kid. Proprio le influenze e le storie della sua famiglia sono state le prime fonti d’ispirazione per le sue canzoni ma il colpo di fulmine è arrivato quando Thom vide suonare per la prima volta Kris Kristofferson, da solo, chitarra e voce. Thom all’epoca viveva in California e aveva deciso di spostarsi in Colorado per ritrovare valori e ritmi di vita più autentici. Quando non è in tour si dedica alla pesca e accompagna i turisti a cavallo, come un cowboy d’altri tempi.
Il disco è prodotto ancora una volta da Perry Marguleff e vede la partecipazione di Tony Garnier, bassista di Bob Dylan. La critica ha mosso paragoni importanti verso Ryan Bingham e soprattutto John Mellencamp, per via della voce e della dimensione rurale degli arrangiamenti ma anche per l’urgenza sociale e politica dei suoi testi.