LORETO – La vendita di un ramo aziendale della Carilo da parte di Ubi potrebbe essere ancora possibile entro il 22 ottobre. La Fondazione Cassa di risparmio di Loreto lo auspica da tempo opponendosi alla fusione per incorporazione in atto da parte di Ubi perché, ha detto oggi, 5 ottobre, in conferenza stampa la presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Loreto Fulvia Marchiani nella sede dell’ente in via Solari, la soluzione va trovata sul territorio. Anzi, la banca aveva da tempo espresso la volontà di portarsi proprio fuori dal “pacchetto”. La manifestazione di interesse della Cassa Centrale Banca e della Bcc di Montecosaro e Civitanova Marche per acquisire la Carilo è in discussione. Dal 23 ottobre la banca loretana, che conta 15 sportelli, 105 dipendenti e 150 anni di storia, entrerà a tutti gli effetti in Ubi, dopo essere stata acquistata il 10 maggio dal gruppo assieme alla capogruppo Nuova Banca Marche che detiene il 98,86 per cento delle quote societarie. A partire da quella data chiuderanno sette dei suoi sportelli e in Ubi trasmigreranno mutui e codici Iban, tutto. Una situazione che sta generando un grande stato di apprensione nei dipendenti e tra la clientela.
Si sono succedute varie vicende fino all’attuale processo di fusione per incorporazione all’interno di Ubi banca, come spiegato dalla stessa presidente: «Al tempo della mia nomina a presidente nel settembre 2013, la capogruppo Banca Marche era già stata posta in amministrazione straordinaria. Fin dall’inizio del mio mandato la volontà della Fondazione è stata sempre quella di portare Carilo spa al di fuori del Gruppo Banca Marche perché ipotizzavamo già a quel tempo le lungaggini per la risoluzione della crisi della capogruppo.
Con la prospettiva della vendita avevamo chiesto a Banca d’Italia la redazione di un bilancio Carilo spa per l’anno 2013 il più vicino possibile alla valutazione di mercato dell’asset. A gennaio 2014 i commissari ci hanno riferito la non volontà di cedere l’assist Carilo ma nel frattempo la redazione del bilancio 2013 evidenziava una perdita di 20 milioni di euro. A fine aprile 2014 Banca d’Italia ha disposto il commissariamento della banca motivandolo con l’impossibilità da parte del socio maggioritario di eseguire l’aumento di capitale necessario».
A fine 2014 la Fondazione ha depositato la causa per l’abuso di esercizio dell’attività chiedendo un risarcimento danni pari a 13 milioni di euro. Commissariata poi tra il 2014 e il 2015, è stata acquisita da Ubi Banca pagando un euro con un aumento di capitale sociale fatto per intero dal fondo di risoluzione con un credito derivante dalla cessione degli Npl di più di 20 milioni e con un accordo sindacale: «All’inizio del 2016 è stata avviata una trattativa con il dottor Nicastro e con Société générale per prevedere all’interno dell’asta anche la vendita dell’asset Carilo ma le offerte erano troppo basse – ha continuato Marchiani -. A giugno 2016 arriva poi quella della Bcc di Civitanova Marche e Montecosaro ma non se n’è fatto nulla perché la vendita è prevista per blocco con le banche sottoposte a risoluzione. Il bilancio 2016 si chiude con una nuova perdita di 28 milioni di euro. Abbiamo impugnato la delibera e anche quella di aprile di quest’anno per l’approvazione del bilancio. A maggio poi è arrivata l’ultima e nota manifestazione di interesse per l’acquisizione dell’intera Carilo».
La presidente ha lanciato un appello: «Ritengo sia giunto il momento per noi di richiedere un tavolo di trattativa con la Regione Marche nella persona del presidente Luca Ceriscioli e con Banca d’Italia per trovare una soluzione condivisa. Deve essere ben noto a tutti che la mancata conclusione dell’accordo tra Ubi e Cassa centrale Banca – Bcc di Civitanova Marche e Montecosaro comporterà un problema enorme per il territorio di natura socio-economica. Ci tengo a sottolinearlo: il problema è sia per l’incremento dei dipendenti in esubero ma anche per le imprese e le famiglie per gli affidamenti. Il tessuto di questa Regione ha già risentito delle enormi difficoltà della banca di riferimento quale è stata Banca Marche. Perché devono andare compromessi tutto l’operato svolto in tanti anni di erogazioni e il tessuto socio-economico creato? Oggi che si parla tanto di globalizzazione, la nostra banca mantiene il rapporto umano».