OSIMO – «È normale in una città imbattersi in reti di recinzione, nastri arancioni o altro tipo di barriera che segnali un lavoro in corso, un possibile pericolo o criticità: una città è come una casa, ha bisogno di manutenzione, piccole riparazioni o importanti ristrutturazioni. Ciò che invece genera perplessità è che questi segnali stazionino nello stesso punto per mesi, o per anni, quasi dimenticati». La polemica arriva dritta dalla sezione osimana di Italia nostra che lamenta la presenza di troppi cantieri aperti a Osimo e ha chiesto un incontro con il sindaco, con gli assessori e i dirigenti competenti. «Il sindaco Pugnaloni, gli assessori Cardinali e Vagnozzi e il dirigente si sono mostrati disponibili, hanno ascoltato le richieste e le rimostranze della presidente di Italia nostra Rosalba Roncaglia, e dei soci intervenuti, ma le risposte nell’insieme sono rimaste sospese, vaghe, e con un senso di frustrazione abbiamo dovuto constatare che, nonostante si parli tanto di snellimento della burocrazia, iter, contenziosi, negligenze, rimbalzi di responsabilità sono la vera rete di recinzione in cui uomini e cose restano intrappolati, fin quasi a cadere nell’oblio.
D’altro canto parlare, suggerire, è servito, ci auguriamo, a toccare qualche corda del senso civico dormiente. Tante reti e nastri resteranno ancora a lungo a colorare in modo un po’ stridente le nostre vie ma almeno entro la fine di questo anno si dovrebbe risolvere l’annosa quaestio dei Tre Archi, si dovrebbe sbloccare la strada di Vecchia Fornace e potremo tra pochi mesi volgere di nuovo lo sguardo all’orologio della torre civica e darci l’appuntamento per un aperitivo, sperando che a poco a poco qualche altro lavoro termini la sua corsa».