LORETO – C’è stata tanta emozione ieri, 8 settembre, nella basilica della Santa Casa di Loreto che, prima delle celebrazioni sacre per la natività della Vergine Maria, è diventata luogo di incontro di tanti sportivi per un appuntamento patrocinato dal Coni sul tema “Dallo sport alla vita per essere luce”. Presenti i campioni mondiali Andrea Zorzi, pallavolista, e il ginnasta Carlo Macchini, che poi hanno acceso la Lampada per l’Italia, e in collegamento il ciclista Gianni Bugno, il calciatore Fabio Capello e l’ex cestista Dino Meneghin. Sono intervenuti tutti, hanno portato le loro testimonianze sportive e di vita, racconti preziosi di cui le nuove generazioni possono far tesoro.
Fabio Capello
Collegato tramite video, Capello ha detto: «A 15 anni sono andato a vivere da solo e scrivevo lettere ai miei genitori per raccontare loro cosa vivevo ogni giorno. Come allenatore poi ho avuto la fortuna di iniziare dal basso. La cosa che devo di più ai ragazzi oggi è l’impegno e soprattutto il rispetto. Io non sono duro. Ciò che chiedevo a loro era proprio il rispetto, la cosa più importante. Vorrei dire una cosa ai ragazzi, siete giovani, fate uno sport per divertirvi e vedrete che andrà bene. Per arrivare ad avere successo serve talento e tanto sacrificio. Un altro appello lo faccio ai genitori, agli educatori: fate divertire i vostri figli quando giocano».
Dino Meneghin
L’ex cestista Dino Meneghin ha fatto seguito all’intervento di Capello: «Quando sono entrato in campo e ho visto mio figlio giocare è stato un grande orgoglio. Andrea aveva 16 anni, io ne avevo 40. Se l’era guadagnato in campo il suo valore, con tanto lavoro. Prima di praticare basket ho sperimentato altri sport, atletica, nuoto, ma quando l’ho scoperto mi si è aperto un mondo. La benzina è stata la passione, l’impegno. Ascoltavo i consigli degli esperti come una spugna. Come diceva Fabio poi, senza sacrificio non si arriva da nessuna parte. Ho visto tanti talenti sprecati che, superbi e presuntuosi, non si impegnavano a fondo. Uno dei primi insegnamenti che ho avuto è essere umile. Un giocatore di uno sport di squadra deve essere al servizio del gruppo. Il mister Mancini ha detto, “il campione ti fa vincere la partita ma il campionato te lo fa vincere la squadra”. È proprio vero».
Gianni Bugno
«Lo sport è stato fondamentale per la mia vita, mi ha dato molto, tutti gli insegnamenti che ho avuto mi hanno fatto affrontare anche il dopo carriera. Lo sport in pratica diventa maestro di vita. Non sempre è facile lottare per un obiettivo. La mia disciplina però è sia individuale che di squadra, la stessa che ti aiuta quando ci sono momenti difficili».
Carlo Macchini
Macchini, davanti alla platea di ragazzini, giovani sportivi loretani, ha detto: «Lo sport per me è una palestra di vita, non lo uso più come un mezzo per poter dimostrare ciò che so fare ma è un qualcosa che mi permette di crescere di fronte alle difficoltà, che sono opportunità di crescita esse stesse. E poi per divertirsi ed esprimersi al meglio. Vincente è colui che non si arrende e continua ad andare avanti anche di fronte ai propri limiti, li accetta ma cerca di spostarli sempre più in là».
Andrea Zorzi
Zorzi, accanto a lui, ha commentato: «Ho iniziato a giocare a pallavolo a 16 anni solo perché ero molto alto. Poter stare in un campo di “uguali” mi ha fatto subito stare meglio. Mi ha dato questa possibilità lo sport. È stata occasione per girare il mondo poi e conoscere persone molto interessanti. Adesso, con l’età, inevitabilmente lo sguardo nei confronti dello sport è cambiato: la vita è tanto di più di una partita. Nella vita non ci si divide tra vincenti e perdenti. Lo sport è un ottimo ambiente dove crescere ma non è sempre maestro di vita. La competizione a volte è sopraffazione».